La prof Maria Pia e la parità anche sui nomi delle strade
giovedì 14 aprile 2022

L'ozio non si addice a Maria Pia Ercolini. Da quando ha lasciato l'insegnamento per la pensione, 2 anni fa, «lavora 18 ore al giorno». E per una benemerita causa: aumentare la presenza di nomi femminili nelle strade, nelle piazze, nei viali dei parchi, negli slarghi... «Sono femminista da sempre, sì», esordisce.

E questo l'ha portata a dedicarsi a un particolare riequilibrio del divario di genere: quello sulle targhe stradali. La passione per la "Toponomastica femminile" (questo è il nome dell'associazione che ha fondato nel 2014, e che oggi conta 380 socie e quasi 22mila membri della pagina Facebook) è nata per caso: professoressa di geografia alle superiori, portava i suoi alunni in giro per i quartieri di Roma a fare la conoscenza con le donne che avevano avuto l'onore di vedersi intitolate piazze e strade. «Una mia alunna, stanca della scarpinata, mi disse: professoressa, quanto ci vuole far camminare, non vede che le strade hanno tutte nomi di uomini? Era proprio così: e non mi sembrava giusto».

Maria Pia Ercolini

Maria Pia Ercolini - M.P.E.

Maria Pia è una donna molto curiosa e non si è accontentata di un'impressione. Così ha svolto accurate ricerche, scoprendo che mediamente in Italia ogni 100 strade intitolate a uomini ce ne sono appena 7,5 dedicate invece a donne. «E non si dica che nell'antichità, a differenza di oggi, non c'erano abbastanza donne famose a cui dedicare le strade, perché a Roma i municipi che hanno il più basso tasso di femminilizzazione sono quelli di periferia, dove sorgono nuovi rioni e nuove strade... ». Quindi passato e presente pari sono: le donne illustri (e ce ne sono) non vengono adeguatamente prese in considerazioni quando si tratta di intitolare gli spazi pubblici.

Maria Pia Ercolini con "Toponomastica femminile" ha dato una scossa: "infiltrando" sue associate o simpatizzanti nelle commissioni urbanistiche, o semplicemente fornendo consulenze, è riuscita in questi anni a far nascere strade, piazze e slarghi "in rosa": un migliaio in pochi anni. L'ultima è un viale di Villa Pamphili, dedicato pochi giorni fa a Miriam Mafai. «Il nostro obiettivo è rendere visibile l'operato delle donne, quello che hanno costruito – dice – e mostrare alle ragazze, anche visivamente, che per loro tutte le strade sono aperte e percorribili».

La professoressa, con la sua associazione, collabora con wikipedia per declinare al femminile le professioni, vince premi e riconoscimenti, ha diverse delegate nelle commissioni toponomastiche di varie città, tra cui Roma e Torino, ha tenuto a battesimo sedi estere a Barcellona, Nizza e Parigi, che stanno effettuando il censimento delle strade, ha coinvolto migliaia di giovani con iniziative e concorsi per le scuole e un sito dedicato, gestisce un settimanale...

E le cose cambiano: se qualche anno fa a Roma c'erano 7,5 strade al femminile ogni 100 al maschile, oggi grazie alla opera instancabile di "Toponomastica femminile" sono arrivate a 9,1. «Da 10 anni, ogni 8 marzo chiediamo ai sindaci d'Italia di intitolare 3 strade a 3 donne.

Quest'anno l'Anci, l'associazione dei sindaci d'Italia, ci ha dato il patrocinio e Bari ha intitolato 8 strade ad altrettante donne». E non si pensi che questo tema sia una fissazione personale dell'energica professoressa (mai) in pensione: «Nell'intitolazione delle strade si afferma la visibilità delle donne. Bisogna vedere i loro nomi nello spazio pubblico, conoscere ciò che hanno fatto. Così si cambia l'immaginario e si superano i ruoli tradizionali che imprigionano le donne».

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