domenica 7 ottobre 2007
Signora, il cui santuario sta sul promontorio, prega per tutti quelli che sono sulle navi, per coloro che le guidano, per quelli che cercano il pesce, per quelli occupati in ogni onesto lavoro. Prega anche per le donne che hanno visto i loro figli o mariti partire e non tornare. Figlia del tuo Figlio, Regina del cielo, prega anche per quelli che finirono il viaggio sulla sabbia o nella gola oscura del mare o dovunque non li potrà raggiungere il suono della campana dell'Angelus perpetuo.
Ancora adesso nei paesi la giornata è scandita dalle campane dell'Angelus, un ricordo nostalgico della nostra infanzia quando era comune siglare inizio, metà e fine di ogni data con quel suono. Oggi, anche se la domenica cancella tale memoria, si ricorda nel calendario la Madonna del Rosario e io ho voluto evocare alcuni versi di una semplicità assoluta scritti da uno dei poeti a me più cari, Thomas S. Eliot, nei suoi Quattro quartetti (1943). È la preghiera a Maria stella maris, come la invocava la tradizione popolare.
Certo, al centro ci sono i naviganti, ma è uso comune comparare la vita a una navigazione, ora nel mare placato e azzurro, ora in mezzo alla bufera, col rischio di soccombere. Ebbene, su questo viaggio che per alcuni di noi ha ancora davanti a sé molte miglia, tanti porti e vasti orizzonti, e per altri sta approdando alla meta finale, chiediamo che si stenda il cielo sereno di una protezione. È quella che il poeta invoca attraverso l'intercessione di Maria. Abbiamo tutti bisogno di un po' di pace, di quiete, di guida; abbiamo bisogno di essere attesi da qualcuno quando entreremo in porto; abbiamo bisogno di ascoltare il suono dell'Angelus per raccogliere in silenzio le vele della vita.
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