La lezione antimafia di Fava, tv che insegna
venerdì 25 maggio 2018
Tutti gli elementi indispensabili in una rapida sequenza iniziale, prima dei titoli di testa: la vecchia Olivetti, una serie di appunti scritti a mano, la Renault 5, i colpi di pistola sparati a tradimento. In pochi secondi di Prima che la notte (mercoledì scorso su Rai 1 in occasione della Giornata della legalità) c'è tutta la storia di Giuseppe Fava, giornalista e scrittore, ucciso dalla mafia. E come sempre succede in questo tipo di racconti televisivi si parte dalla fine per tornare indietro nel tempo con un lungo flashback. È la sera del 5 gennaio 1984. A Catania Giuseppe Fava, per tutti Pippo, esce dalla redazione de I Siciliani, il mensile in formato rivista da lui fondato e diretto. Sale sulla sua auto. Si ferma. Non fa in tempo ad aprire lo sportello che viene freddato da un giovane sicario. Partono i titoli e si torna al maggio 1980 quando fervono i preparativi per dare vita al Giornale del Sud, qui ribattezzato Giornale del Mezzogiorno. Nel reclutare i giovani (i “carusi”) e creare la redazione c'è forse più poesia che prosa. Del resto quello che conta sono gli ideali, quelli che gli spari di origine mafiosa non sono riusciti a uccidere. Scritto da Claudio Fava, Michele Gambino, Monica Zapelli e Daniele Vicari, che firma anche la regia, Prima che la notte (prima produzione ad aggiudicarsi il “Nastro della legalità per la tv”, il nuovo riconoscimento che i Giornalisti Cinematografici dedicano, con “Trame” il Festival dei libri sulle mafie di Lamezia Terme, alle opere che esprimono il valore civile di condanna e resistenza contro ogni mafia) è tratto dall'omonima opera letteraria del figlio di Fava, Claudio, e di Michele Gambino (Baldini & Castoldi). Don Luigi Ciotti dice che «il film è bello, ma proprio bello» e «Fava è mostrato come ce lo siamo immaginati: un uomo colto, allegro, divorato dalla passione». In effetti la storia di Pippo Fava, le sue battaglie, ma anche il suo rapporto con i giovani cui ha insegnato tanto, rivivono in questo film tv in maniera esemplare grazie anche all'interpretazione di Fabrizio Gifuni, che con la sua duttilità offre le giuste sfumature a un personaggio carismatico e sempre controcorrente, indomito, che ha sposato la causa della ricerca e della denuncia della verità fino alle sue estreme conseguenze. Giornalista dalla schiena dritta, Pippo Fava viveva la libertà di stampa come una vera e propria missione.
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