La crisi c'è, ma non per il biologico
sabato 7 settembre 2013
Iconsumi di prodotti alimentari «biologici» corrono. Il dato è certo, ed è in controtendenza rispetto a quello del mercato alimentare generale. Stando alle rilevazioni Ismea, mentre quelli dei prodotti biologici crescono dell'8,8% nel primo semestre dell'anno, i consumi alimentari «normali» nello stesso periodo hanno subito una flessione del 3,7%. Si tratta di numeri che pesano, che danno un orientamento ai produttori e un tono decisamente positivo al comparto in vetrina in questi giorni al Sana di Bologna, la manifestazione d'eccellenza dell'agricoltura e dell'alimentazione biologiche in Italia.Di ragioni per pensar bene i produttori biologici ne hanno diverse. Alla buona prestazione sul mercato interno si affianca anche un crescente orientamento all'export. Gli ultimi dati indicano un fatturato oltre frontiera superiore al miliardo di euro: più di un terzo del giro d'affari complessivo del biologico italiano (pari a 3,1 miliardi). Mentre, secondo Nomisma, nel 2012 il giro d'affari del biologico è arrivato alla bella cifra di due miliardi (+6,7% rispetto al 2011).D'altra parte, come ha fatto rilevare la Coldiretti, anche in tempi di crisi oltre la metà degli italiani ha acquistato almeno una volta un alimento bio negli ultimi 12 mesi. A correre di più sono stati l'ortofrutta fresca e trasformata (+8%), i lattiero-caseari (+4,5%), ma anche alcuni trasformati come i biscotti. Certo, sempre secondo dati Nomisma, il peso dei consumi alimentari bio in Italia è ancora basso - 1,45% sul totale nel 2012 -, ma proprio per questo ci sarebbe ancora spazio per crescere.Numeri positivi che hanno fatto dire alla Confederazione italiana agricoltori che il «bio» non è più un fenomeno di nicchia, ma è uscito definitivamente dalle «mode» per diventare una vera e propria abitudine di spesa, a cui non si vuole rinunciare nonostante la crisi. Una valutazione positiva - forse troppo - corroborata dal fatto che, secondo la Cia, il 76% degli italiani acquisterebbe prodotti biologici almeno due volte al mese.Accanto al mercato reale e ai suoi numeri, cresce pure il «colore» attorno al comparto. Non esistono così solamente i prodotti «biologici tradizionali», ma anche quelli innovativi oltre che un indotto fatto di formazione, manifestazioni, mercatini, eventi. Aumenta, come è ovvio, anche il numero degli imprenditori certificati (49.709 nel 2012 tra produttori, preparatori e distributori, +3%) e sale anche la superficie coltivata, che risulta pari a un milione e 167.362 ettari (+6,4% rispetto al 2011). Un ulteriore elemento positivo. Visto che la crescita pare continuare dal 2006, gli osservatori del comparto parlano di una conferma dell'andamento anticiclico del settore.L'Italia, così, è prima in Europa come numero di aziende agricole che si dedicano alle coltivazioni biologiche. Un successo per questo tipo di agricoltura. Che va tutelato e difeso sia nei confronti della concorrenza sleale, sia dal rischio di un'eccessiva produzione che potrebbe frenare il mercato.
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