L'ortofrutta resiste alla crisi
sabato 25 febbraio 2012
In barba alla crisi, pare che nel 2011 gli acquisti di ortofrutta in Italia abbiano "tenuto" il mercato. È questa la conclusione alla quale si arriva leggendo i dati annuali dell'Osservatorio dei Consumi ortofrutticoli delle famiglie italiane di Macfrut, la più importante rassegna del comparto che ogni anno si tiene a Cesena. Numeri che indicano come nello scorso anno le famiglie italiane abbiano acquistato 8,3 milioni di tonnellate di frutta e verdura fresche e surgelate per una spesa di 13,4 miliardi di Euro. Cifre che devono far pensare, soprattutto perché
rese note quasi contemporaneamente a quelle di Istat che hanno indicato, per lo stesso periodo, un calo generalizzato dei consumi alimentari.
In ogni caso, l'Osservatorio ci dice che rispetto al 2010, il 2011 ha segnato una leggera contrazione del monte degli acquisti (-1%) e addirittura un seppur piccolo incremento della spesa totale (+0,21%). Si tratta evidentemente di numeri tutti da interpretare con attenzione. Il risultato finale, infatti, sarebbe dovuto ad un aumento del numero di famiglie acquirenti (+1,6%) e ad una contemporanea diminuzione (-2,6%) dei quantitativi comperati da ogni famiglia (346,70 kg nel 2011 contro 355,99 kg/famiglia nel 2010). In termini assoluti, poi, ogni nucleo familiare avrebbe speso nel 2011 circa 582 euro per comperare frutta, verdura e ortaggi surgelati. A "vincere" sui mercati ortofrutticoli, poi, sembra siano state le mele con 825mila tonnellate, seguite dalle arance con 605mila e poi dalle banane con 450mila tonnellate. Sul fronte degli ortaggi, invece, il primo acquistato è la patata (722mila tonnellate), seguita dal "classico" pomodoro (575.000 tonnellate). Situazioni più contrastate appaiono per gli altri prodotti. Ciò che più conta però, è l'analisi dei canali alimentari più praticati dagli italiani e che vedono ormai netta la prevalenza della moderna distribuzione. Così, l'acquisto di frutta da parte delle famiglie italiane è avvenuto per il 51,4% in iper e supermercati
e per il 6,3% in discount (6,2% nel 2010); stazionaria la presenza dei fruttivendoli classici, in drammatico calo quella degli ambulanti. Una situazione simile è stata osservata anche per la verdura con la distribuzione moderna che conta quasi il 52% del mercato totale.
Senza parlare dei surgelati dove la GDO arriva ad oltrepassare il 70% delle vendite.
Intanto, se quello ortofrutticolo può ancora dirsi salvo, il resto del commercio alimentare segna il passo; tanto da
far chiedere ormai da parte di tutti gli attori del sistema nuove forme di intesa fra produzione, trasformazione e distribuzione che riescano a rendere più chiare le relazioni commerciali e, soprattutto, a riequilibrare la filiera ancora oggi troppo sbilanciata sul commercio. Non a caso, praticamente tutti i produttori chiedono che il riequilibrio passi della catena dal campo alla tavola da rapporti contrattuali chiari, trasparenti ed equi tra le sue varie componenti. Una ricetta già nota, ma ancora molto difficile da mettere correttamente in pratica.
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