L'inflazione a tavola? 320 euro a famiglia
domenica 19 giugno 2022
Prezzi al consumo più alti, costi di produzione alle stelle. Il ritorno dell'inflazione costa a tutti. E non favorisce certo la ripresa dell'economia dopo le sofferenze dovute al Covid-19. Per quanto riguarda l'agroalimentare, a fare i conti ci hanno pensato ancora una volta i coltivatori diretti. E i risultati delle loro analisi non sembra lascino spazio a molti dubbi.
Sul fronte del consumo – dice una nota Coldiretti –, la fiammata inflattiva «costerà alle famiglie italiane 320 euro in più solo per la tavola nel 2022». Una stima, certo, sulla base degli ultimi dati Istat relativi a maggio che evidenziano un aumento del 7,6% dei prezzi dei beni alimentari rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sembra che la categoria per la quale gli italiani spenderanno di più sia la verdura che nel 2022 costerà complessivamente circa 80 euro in più; dietro sono pane, pasta e riso, con quasi 60 euro in più, e carne e salumi, per i quali si spenderanno 55 euro in più rispetto al 2021. In ultima posizione, sempre secondo i coltivatori, sarebbero i prezzi di pesce, latte, formaggi e uova e olio, burro e grassi.
Una situazione per certi versi simile è quella che stanno affrontando le imprese agricole. Sempre stando a Coldiretti, l'11% delle aziende sarebbe talmente in crisi da vedere solo la chiusura come soluzione. Il 30%, invece, lavora «in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio». Se queste sono le condizioni, non meraviglia quanto indicato da Ismea. Secondo l'istituto che ha tra gli altri il preciso compito di monitorare mercati e l'andamento dei singoli settori agroalimentari, «il caro materie prime ed energia deprime la fiducia delle imprese del settore agroalimentare italiane». E, ad esprimere maggiori preoccupazioni sarebbero soprattutto le imprese agricole il cui "indice di fiducia" ha interrotto il progressivo e rilevante recupero messo in atto nel 2021, posizionandosi mediamente su un valore di -10,6 con punte particolarmente negative per la zootecnia da carne (-25,3) e da latte ( -13,7).
Tutti, consumatori e imprese, sono così posti di fronte alla necessità di adottare scelte d'acquisto e di gestione severe che, tutto sommato, hanno gli stessi obiettivi: mantenere una qualità elevata, combattere le speculazioni, cercare di far quadrare i bilanci. Sfide comuni che potrebbero anche prevedere soluzioni condivise.
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