L’importanza della critica sta nel saper distinguere tra il cliché e la scintilla
venerdì 13 marzo 2015
​La guerra contro i cliché, una raccolta di saggi letterari di Martin Amis pubblicata da Einaudi (traduzione di Federica Aceto, pagine 224, euro 22), si apre con un’interessante prefazione. Interessante per chi ogni tanto si interroga sul perché la critica letteraria, che mai morirà, appare però malaticcia e alquanto deperita. È pallida, nervosa, poco attraente e nessuno se ne innamora. Sorprende anzi il fatto che mostri di volere «in qualche modo» sopravvivere al disinteresse da cui è circondata. La prefazione di Martin Amis ai suoi saggi interessa per la sua ambivalente consapevolezza. Lo scrittore è abbastanza “sveglio” e cinico da capire il presente così com’è. Eppure, proprio perché è abbastanza cinico e realistico, alla fine non si piega al presente e vuole fare a modo suo. Perché? La ragione è sempre la stessa e non c’è modo di farla fuori. La democratizzazione culturale soddisfa la maggioranza degli addetti alla letteratura, una maggioranza in continua crescita. C’è tuttavia un punto sul quale un autore di talento non può cedere e rinunciare: che cioè non si distingua fra la presenza e l’assenza di talento. Ai tempi in cui ero «bohémien, hippy ed edonista» dice Amis, pensavo sempre a Letteratura e società, «non facevo che leggere libri di critica: mi portavo dietro i miei Edmund Wilson e William Empson» e la gente discuteva di Northrop Frye e George Steiner. Più tardi l’Età della Critica è finita con la Democratizzazione che afferma «la parità di tutti i modi di sentire». Talento, canone e «quel corpo di conoscenza che va sotto il nome di letteratura» sono messi da parte. L’«egualitarismo emotivo» ha vinto. Per capire cosa significa «basta farsi un giro veloce su internet» dove «tutti sono diventati critici letterari». È vero che continuare a scrivere stroncature e «conservare un atteggiamento insolente ben oltre la mezza età» è una cosa «di vecchi che giocano a fare i giovani», dice Amis. Ma la letteratura invecchia subito e neppure se ne accorge se nessuno ricorda più cosa voleva da giovane (questo lo dico io). Condivido comunque la soluzione di Amis: è importante citare i testi, confrontarli e notare la differenza fra un cliché e una scintilla, una frase smorta e una viva.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: