L'agricoltura frena, l'alimentare no
sabato 30 giugno 2007
  Nel 2006 l'agricoltura italiana è andata male. Indici negativi, infatti, si sono registrati sia per quanto riguarda il valore aggiunto sia per la produttività. Al contrario, l'industria alimentare è riuscita ad ottenere prestazioni di tutto rispetto. La dicotomia fra le due facce dell'agroalimentare italiano, quindi, è stata confermata in tutta la sua crudezza: il Made in Italy alimentare funziona sempre meglio, ma a beneficiarne spesso non è l'agricoltura ' nemmeno quella d'eccellenza ' ma la distribuzione e l'industria. I dati, quelli ormai definitivi, sono stati forniti dall'Ismea (l'Istituto per i servizi ai mercati agroalimentari) che ha fissato le linee dell'andamento del comparto nel suo report finale. Vediamo qualche numero. L'analisi dell'Ismea rivela per l'agricoltura una flessione del 2,6% della produzione e del 3,1% del valore aggiunto reale. Si tratta, certo, di indicazioni in linea con le tendenze europee: una circostanza che, probabilmente, non consola gli agricoltori dello Stivale. L'industria alimentare, invece, ha recuperato il 7% di valore aggiunto. Dal 2001 al 2006 però, nonostante il calo dell'anno scorso, la produttività del lavoro in agricoltura è cresciuta ad un ritmo del 2% all'anno. E non basta, perché sempre l'Ismea ha rilevato un un aumento dei prezzi agricoli alla produzione del 6,1%, contro un aumento dei costi del 2,7%, legato soprattutto ai rincari dei prodotti energetici e degli animali d'allevamento. Tra i più bassi nella Ue a 15 Paesi. Di poco superiore alla media dei 25 Paesi, invece, è il costo del lavoro agricolo, mentre il carico contributivo è sui livelli più alti d'Europa. Una situazione a luci e ombre, quindi, accresciute anche dalla concomitante lieve ripresa dei consumi alimentari. Ma anche delle vendite verso l'estero (20,6 miliardi di euro) aumentate del 6,6%, contro una crescita del 5,6% (vicino ai 30 miliardi) delle importazioni. Tassi diversi che, tuttavia, non hanno impedito che la bilancia commerciale del settore chiudesse con un passivo pari a 9,6 miliardi (+3,5% rispetto al 2005).Fin qui, quindi, i  numeri dello scorso anno. Il 2007, invece, parrebbe essersi aperto con un andamento migliore anche se, di fatto, l'annata agricola è ancora tutta da decidere. Di contro, malissimo stanno andando,ancora una volta , i rapporti fra organizzazioni agricole e politica agricola nazionale e comunitaria. L'ultimo esempio è arrivato dalle prime dichiarazioni dei sindacati riferite al Dpef, ma soprattutto dall'aperta opposizione della Coldiretti al Ministro Paolo De Castro che è sfociata in una manifestazione a Bologna prevista per l'11 luglio prossimo. È l'inizio di un'altra stagione di lotte agricole come da tempo non se ne vedevano? Difficile dirlo oggi. Certamente, c'è da sperare che le fratture possano essere ricomposte molto velocemente: i bilanci delle imprese di tutto hanno bisogno, meno che di rapporti conflittuali fra imprenditori e decisori politici.
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