L'abolizione di una forma di saluto che sembra quasi presa a pretesto
venerdì 1 febbraio 2019

Aldo Maria Valli, sul suo blog ( tinyurl.com/yck9vycc ), si rammarica per il fatto che non sia più in uso l'espressione «Sia lodato Gesù Cristo», sia come modo consueto con il quale un sacerdote salutava le persone, sia come formula di apertura e chiusura dell'omelia. Lo fa per poter generalizzare a proposito di alcuni aspetti della prassi liturgica corrente, in una chiave che lascia intendere una critica, seppure implicita, a papa Francesco. Nel merito pesca dalla Rete – per confutarlo – il parere «di un religioso» che mi pare di poter identificare nel liturgista Silvano Sirboni, riportato dal sito di “Famiglia Cristiana” nel 2015 ( tinyurl.com/ycol5tt9 ). Questi a sua volta, ragionando prudentemente in termini di opportunità, cita un numero del 1973 di “Notitiae” (la rivista ufficiale della Congregazione per il culto divino), dove compaiono in un riquadro a fondo pagina, in latino, una domanda di tre righe e una risposta di sei (l'annata è online sul sito del Dicastero tinyurl.com/yaqhp469: meraviglie della Rete). Le traduco, frettolosamente. «È opportuno, prima o dopo l'omelia, invitare i fedeli a farsi il segno della croce, salutarli, ad esempio dicendo “Sia lodato Gesù Cristo”, eccetera?». «Dipende dai legittimi costumi locali: ma, parlando in generale, non è opportuno mantenere queste consuetudini, che vengono introdotte nell'omelia dalla predicazione al di fuori della Messa. L'omelia è parte della liturgia: i fedeli si sono già fatti il segno della croce all'inizio della Messa, e sono stati salutati. È preferibile dunque che non siano ripetuti prima o dopo l'omelia». La conclusione del post è che «la forma è sostanza»: un assunto che va ben al di là del caso del saluto «Sia Lodato Gesù Cristo», che peraltro non mi risulta così assente dalle omelie contemporanee. Sembra quasi preso a pretesto.

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