Instagram e la guerra alla pornografia online
venerdì 30 settembre 2022

Ci ha messo dieci anni, ma alla fine l'ha fatto. Dopo averlo sospeso qualche settimana fa in via cautelativa, il gruppo Meta (che possiede anche Facebook, WhatsApp e Messenger) ha bloccato definitivamente su Instagram l'account di PornHub (che aveva 13 milioni di follower). Per chi non ne avesse mai sentito parlare PornHub è il portale di materiale pornografico più frequentato al mondo. Ogni mese raccoglie 2,8 miliardi di visite, moltissime anche dall'Italia (che si piazza al sesto posto nella classifica mondiale dei guardoni, dopo America, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Francia).
Cos'è cambiato in questi dieci anni? Due cose, in particolare. Innanzitutto ci sono state una serie di inchieste. La prima del New York Times, nel dicembre 2020, ha svelato che su PornHub erano presenti «video con minorenni, vittime di aggressioni sessuali e adulti ripresi senza il loro permesso». Per tutta risposta le società di carte di credito, Visa e Mastercard, hanno interrotto i rapporti col portale pornografico (che in larga parte era ed è gratuito). Lo scorso giugno c'è stata una nuova inchiesta, questa volta del New Yorker, la quale ha dimostrato che, nonostante avesse promesso di rimuoverli, il portale ospitava ancora quel tipo di video. A questo punto occorre una precisazione. PornHub fa parte di un impero che possiede i siti pornografici più frequentati del mondo. Tutti fanno capo alla stessa società: la MindGeek, con sede fiscale in Lussemburgo e sede operativa in Canada.

A fondare l'impero del porno online è stato un tedesco, Fabian Thylmann, che alla fine degli anni Novanta, non ancora ventenne creò un software che consentiva agli operatori dei siti web di tracciare gli utenti che cliccavano su pubblicità e link in modo da guadagnare una quota ad ogni loro clic. Diventò subito ricco. E cominciò ad acquistare e creare portali con materiale pornografico. Nel 2013, a soli 35 anni, Thylmann ha venduto il controllo del suo impero per 100 milioni di dollari a due manager canadesi della sua società (ora vale 10 volte tanto). Torniamo così al terremoto dello scorso giugno e al secondo scandalo con protagonista PornHub che ha portato l'amministratore delegato Feras Antoon e il direttore generale David Tassillo di MindGeek (la società che dal 2013 controlla il porno nel mondo) a rassegnare le dimissioni, anche se sono rimasti azionisti. Il secondo motivo che ha portato Instagram a bloccare l'account di PornHub è legato al fatto che, negli ultimi tempi, sempre più Paesi hanno deciso (meritoriamente) di applicare restrizioni severe alla pornografia aperta a tutti e puntano ad obbligare questo tipo di siti ad aprire le loro pagine solo ai maggiorenni, dopo averne verificato l'età.

Tutto bene, quindi? Bene ma non benissimo. Perché su Instagram il porno non è sparito come dimostrano moltissimi account (anche di pornostar) ancora attivi. Ed è su questa incongruenza che PornHub ha deciso di basare il suo contrattacco («influencer famosi hanno esposto parti intime senza venire censurati»). La questione da economica sta diventando anche politica: MindGeek ha chiamato a raccolta diverse organizzazioni che si battono per la totale libertà della Rete per combattere quella che definisce «una censura oscurantista».

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