«In onda» ricerca il giusto equilibrio
giovedì 26 luglio 2018
In onda comincia ad avere la sua età. Il programma d'approfondimento giornalistico di La 7 vanta già una dozzina di edizioni tra estive e invernali. In questo momento il martedì e il giovedì sta andando in video anche la versione lunga che copre l'intera prima serata dalle 20.35. Alla conduzione, come l'estate scorsa, la “strana coppia” (almeno provano a sembrare tale) David Parenzo e Luca Telese. La tv di Cairo continua a puntare sul talk politico nonostante la conclamata crisi del genere, attenuta, almeno in parte, nei mesi scorsi con la vicenda del nuovo governo quando, durante il tira e molla precedente alla formazione dell'esecutivo, i telespettatori sono tornati a rifugiarsi nei talk nel tentativo di riuscire a capire qualcosa di quello che stava succedendo. Poi, complice anche l'imminenza dell'estate, si è tornati alla fase discendente. E pensare che il genere a suo tempo ha cambiato la televisione e la politica. Qualcuno sostiene che abbia pure cambiato l'Italia. Il problema attuale è che i talk limitano il racconto della politica alle opinioni tralasciando le idee. Televisivamente parlando significa che funziona molto più la contrapposizione che la riflessione pacata. In onda si muove su entrambi i piani. Lo spazio di parola varia da ospite a ospite. Martedì sera, ad esempio, Pier Luigi Bersani, che non è un campione di simpatia televisiva, lo spazio se l'è preso, anche a scapito dell'altro ospite, il direttore della “Stampa” Maurizio Molinari. Ha dovuto lottare molto più Barbara Lezzi, ministro grillino per la Coesione territoriale. Ne ha però guadagnato la vivacità, sparita subito dopo con l'arrivo in studio di Livia Turco. Insomma, la tv ha le sue esigenze e trovare il punto intermedio ideale tra riflessione pacata e contrapposizione resta difficile per tutti, anche per la coppia Parenzo-Telese. Ultima nota per la drammatica testimonianza in chiusura di Franco Grillini, paladino delle battaglie per i diritti degli omosessuali, ora gravemente malato di cancro. Il suo appello al coraggio dei malati e al diritto all'assistenza è stato forte e condivisibile. Resta il dubbio sulla sua lotta in difesa del vitalizio parlamentare perché altrimenti non avrebbe i soldi per «curarsi degnamente». È come dire che chi non ha disponibilità è destinato a non «curarsi degnamente». È una discriminante non da poco.
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