Il Sinodo panamazzonico in Rete: chi ci spera e chi è preoccupato
mercoledì 26 giugno 2019
La pubblicazione dell'Instrumentum laboris ha acceso definitivamente i riflettori dell'opinione pubblica ecclesiale sul Sinodo panamazzonico, che si svolgerà a Roma il prossimo ottobre. Interrogato con la parola "Amazzonia" il mio robot aggregatore mi ha infatti riversato, dal 17 giugno a oggi, 88 link. Quanto ai contenuti, prescindendo dalle neutre cronache del primo giorno si osserva l'immancabile polarizzazione tra chi guarda a questo Sinodo con speranza, anche pensando all'intera Chiesa, e chi, con uguale pensiero, lo attende con preoccupazione (di Sandro Magister, Roberto de Mattei e Stefano Fontana i commenti che i siti militanti su questo secondo fronte hanno più rilanciato). A tale area è stato prontamente messo a disposizione un luogo digitale in cui ritrovarsi: il sito "Pan-amazon Synod Watch" ( tinyurl.com/yxfp7ob7 ). L'ha allestito l'Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (Ipco) e «fa parte di una campagna portata avanti insieme alle Società per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà (Tfp)» al fine di «mettere in guardia l'opinione pubblica mondiale sulla grave minaccia che il Sinodo sull'Amazzonia rappresenta per la civiltà occidentale» (dal "Chi siamo"). Toni, più che preoccupati, decisamente apocalittici per presentare un'iniziativa che ha la matrice in Brasile (l'Ipco nasce là) e i destinatari nel mondo anglofono e italiano (le due lingue del sito). È positivo che la Rete si confermi ancora una volta uno strumento capace di offrire alle legittime discussioni della/nella/sulla Chiesa, che hanno nelle assemblee sinodali il naturale coagulo, un'intensità e una popolarità inimmaginabili fino a pochi anni fa. Ciò che importa è che lo strumento sinodale ne risulti rafforzato e non screditato. A Roma si troverà a riflettere sull'Amazzonia una rappresentanza qualificata di tutti i vescovi di quella terra: attraverso la Rete i padri sinodali possono essere aiutati a prepararsi alla loro storica assise, ma non devono essere condizionati né, soprattutto, delegittimati.
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