Il Requiem moderno di John Rutter Speranza e fede dopo l'11 settembre
domenica 16 maggio 2004
Accostarsi alla figura del compositore John Rutter (classe 1945) significa in qualche modo confrontarsi con gli ultimi quarant'anni della storia musicale sacra inglese, attraverso i suoi esponenti di maggior spicco e le sue prestigiose compagini corali. Cresciuto vocalmente nella Highgate School di Londra, in qualità di corista il giovane Rutter prese parte nel 1963 alla storica incisione del War Requiem di Britten, sotto la direzione dello stesso autore; compagno di studi del compositore John Tavener, entrò a far parte del blasonato Clare College di Cambridge, di cui assunse la direzione musicale a partire dal 1975. Nel contempo cominciò a dedicarsi a un'appassionata attività creativa, sfociata da un lato nella raccolta e nella scrittura di carole natalizie, dall'altro nella stesura di lavori di rilevante successo, come il Gloria e il Requiem; quest'ultimo, terminato nel 1985 e dedicato alla memoria del padre, nei primi sei mesi dalla pubblicazione conobbe più di cinquecento esecuzioni solo negli Stati Uniti d'America, dove risuonò anche durante le commemorazioni ufficiali all'indomani dell'attentato dell'11 settembre 2001. La partitura - «un Requiem per i nostri tempi», nell'intenzione dello stesso Rutter - fu contemporaneamente concepita in un'ampia versione orchestrale e in un adattamento cameristico, maggiormente adatto a un utilizzo in ambito liturgico; in questa più intima e raccolta trasposizione il Requiem è stato registrato per la prima volta dal Coro del Clare College di Cambridge e da alcuni membri della compagine orchestrale della City of London Sinfonia guidati da Tim Brown (cd pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale). Una pagina a cui la solida costruzione ad arco chiuso conferisce una profonda uniformità d'intenti musicali ed espressivi; un'organicità ottenuta attraverso una simmetria speculare incorniciata dall'intervento solenne dei timpani, che scandiscono una sorta di marcia funebre nell'iniziale Requiem aeternam, per poi riecheggiare nell'alone mistico del Lux aeterna finale. Un'opera condotta all'insegna della più semplice e assoluta linearità melodica, dove anche rigore e perfezione tecnica identificano la propria ragion d'essere in un senso di avvolgente bellezza e luminosa spiritualità.
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