Il “progresso” dello Sport ora passa dall’Art. 33
sabato 23 settembre 2023

Nel pozzo senza fondo dei social affiora questa goccia di saggezza: «Fino a quando ci saranno calciatori che guadagnano fino a 200 volte quello che guadagna un ricercatore scientifico, non si potrà parlare di progresso». All’anonimo della Rete forse farà piacere sapere che il centrocampista francese della Juventus, Paul Pogba, per via della sospensione cautelare decretata ai suoi danni dal tribunale antidoping (positivo al testoterone) da questo mese percepirà uno stipendio di poco superiore ai 2mila euro netti al mese. Considerando che il contratto di Pogba è di 10 milioni di euro a stagione, oltre 800mila euro al mese, il taglio vale qualche quadro di Fontana. Un provvedimento disciplinare forzato quello di Pogba, niente a che vedere con la scelta volontaria che fece Damiano Tommasi nel 2004 quando giocava nella Roma. Un infortunio al ginocchio lo aveva costretto a un anno e mezzo di stop e così con il contratto in scadenza Tommasi (campione d’Italia tre anni prima) accettò di firmare un rinnovo al “minimo sindacale”: 1500 euro al mese. Una storia di quelle che i romanisti dalla memoria forte ricordano bene, mentre nell’intronata routine del pallone faraonico quella di Tommasi, ex presidente del sindacato calciatori (Aic) e ora sindaco di Verona, è una pagina sbiadita da libro cuore del calcio. Gli uomini di sport prestati alla società civile spesso riescono a fare delle cose straordinarie. Tipo fare inserire nell’articolo 33 della Costituzione, quello inerente ad arte e scienza, la modifica storica: «La Repubblica riconosce il valore educativo sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme». Artefice principe della “modifica costituzionale” – un’impresa per
un testo meraviglioso ma
“congelato” dal 1947 – è il nostro Mauro Berruto, ex coach della Nazionale di pallavolo, bronzo olimpico a Londra 2012, e ora deputato del Pd. Un passaggio epocale. Tradotto: l’Italia si dota di un “diritto allo sport”
così che «diventa onere della Repubblica assicurare che la pratica dello sport sia realmente universale e accessibile a tutti», sottolinea l’ex presidente della Lega di Serie B e ora ministro dello Sport Andrea Abodi. Questo vuol dire che a un giovane atleta di Scampia della Palestra Maddaloni va garantito lo stesso diritto allo sport di cui usufruisce un ragazzo romano, milanese o della Valle d’Aosta.
Ma questo ancora non accade. L’Italia dello sport deve essere unica e unita, non solo quando gioca la Nazionale ai Mondiali (speriamo di rivederli nel 2026) o corre Jacobs e salta Tamberi alle Olimpiadi. «Lo sport e la cultura del movimento costituiscono poi un luogo di investimenti
e ricerca tecnologica», ha scritto Berruto su Avvenire nella rubrica “Senza Rete”. Il calcio che è la più grande miniera d’oro a cielo aperto, cominci a farsi carico di parte di quegli investimenti da devolvere alla ricerca, in modo che anche lo sport possa perseguire il motto di Auguste Comte:
«L'amore come principio e l'ordine come base, il progresso come fine».© riproduzione riservata

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