Il nome del nuovo Papa: in Rete qualcuno ci ha preso
sabato 10 maggio 2025
«Qui sibi nomen imposuit Leonem». Nella bulimia comunicativa sul Conclave che ha segnato gli ultimi giorni prima dell’elezione del cardinal Prevost come nuovo Papa c’è stato spazio, nell’infosfera in generale e a maggior ragione in quella cattolica, anche per un tema neutro ma piacevolmente carico di storia della Chiesa: quello del nome che il 267° successore di Pietro avrebbe potuto scegliere. Uno spazio ben speso, giacché alla fin fine si può dire che si è andati molto più vicini a indovinare il nome che la persona. Do la precedenza alla fonte ufficiale “Vatican News”, dove il post di Amedeo Lo Monaco (bit.ly/4di759p) presenta uno schema che ricorre anche negli altri articoli: quali sono stati i nomi più utilizzati e quali mai (come quello di Giuseppe e di alcuni apostoli) e quale valore la scelta porta in sé come prima “bussola” del nuovo pontificato. In più aggiunge la possibilità che il nome provenga anche da motivazioni affettive (come fu Giovanni per papa Roncalli) e ricorda – notizia che molti altri riportano – che papa Francesco disse di aspettarsi, dopo di sé, un Giovanni XXIV. Tra i nomi mai usati, Giuseppe ritorna anche negli altri articoli che ho esaminato. A favore di questa scelta don Luca Peyron, raccogliendo sulla sua pagina Facebook (bit.ly/4k76Xvx) la bellezza di oltre 400 positivissime reazioni, dichiara: «Un uomo giusto, umile. Custode di Maria, da sempre immagine della Chiesa e di Gesù. Uomo dei fatti più che delle parole, di coraggio, capace di andare seguendo la voce dello Spirito...». Tra ipotesi e prime volte (mancate) “Il nome del prossimo Papa” è l’interrogazione che ho rivolto ai motori di ricerca anche in inglese, spagnolo e francese. Sul “National Catholic Register” (in inglese bit.ly/3YzHyCG) e su “Aciprensa” (in spagnolo bit.ly/3GIUlwl, l’editore è sempre l’americano Ewtn) Matthew McDonald prevede (e alla luce dei fatti la previsione si rivela fondata) che «nell'era di Wikipedia, il nome del nuovo Papa sarà setacciato per il significato molto prima ancora che abbia la possibilità di spiegare perché l'ha assunto». Poi, giovandosi dei pareri di vari esperti, evidenzia il messaggio di continuità o discontinuità che vi si leggerà a seconda che il successore di papa Bergoglio sia un Francesco o un Giovanni Paolo; esclude con certezza un Paolo o un Pio ma non un Giovanni e nemmeno un Leone, guardando a papa Pecci ma pure al primo della serie, il “Magno”. E tra le possibili novità suggerisce Filippo o Domenico. Giocano invece sul pop i post di Caitlin Bootsma per “Aleteia” anglofono (bit.ly/4d8cIGY) e di Paul Roger per il francofono “La Vie” (bit.ly/3YALIdv). Alla prima, tra i nomi papali non più utilizzati piacciono Lando (fine del I millennio) e Ilario (V secolo), ma si rende conto dei rimandi, rispettivamente, al Calrissian della saga di Star Wars e, nella lingua inglese, all’idea di un (troppo) grande divertimento. Il secondo sorride pensando che un Lino II, in francese, suonerebbe «uno di loro», e che Ragno (citazione di un gioco di parole di Prevert sull’elezione del papa, tra «à régner» e «araignée») è piuttosto improbabile. Una scelta, molte motivazioni In effetti, in questi articoli sul possibile nome del Papa l’ipotesi che il nuovo Papa scegliesse di chiamarsi Leone XIV è costante, anche se nessuno ricorda (oggi invece alcuni lo fanno) che tra i Leone della storia della Chiesa c’è anche il frate vicino a Francesco d’Assisi. Leone ricorreva anche, come outsider, nei siti di scommesse, secondo il sito messicano “El economista” (bit.ly/3ES0GoJ; per inciso, Città del Messico, secondo dati diffusi da Arcadia, compariva tra le cinque città con il maggior numero di conversazioni digitali a tema “Conclave”). Così si rivela indovinato (col senno di poi), oltre che bello, il titolo “Giuseppe e il Pio Leone”, scelto da Andrea Canton. Su “Caffestoria” (bit.ly/4m7XvK6) parte dai primi secoli cristiani, quando «il nome del Papa era soltanto quello di battesimo», per poi giocare tra le motivazioni delle scelte recenti, a partire da Paolo (il sesto fu Montini) in avanti, e un elenco, argomentato, dei nomi abbandonati da tempo, da Onorio (nel 1287 morì il quarto) a Urbano (nel 1590 morì il settimo e penultimo). Non mancano le sottolineature sui nomi mai scelti (Giuseppe, ma anche Michele); su quanto, sulla scelta del nome, potrebbe incidere la nazione di provenienza; sulle diverse eredità ecclesiali evocate dai nomi più recenti. Con in evidenza, appunto, Leone e la principale memoria storica legata al pontificato dell’ultimo Leone, il XIII: la sollecitudine verso le questioni sociali. © riproduzione riservata
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