Il Mario di Guzzanti, ma dov'è il ritmo?
giovedì 26 maggio 2016
Dopo tre anni di assenza, Corrado Guzzanti è tornato da ieri sera in tv con un nuovo programma: Dov'è Mario?, una serie in quattro episodi tra commedia, thriller e cabaret comico in onda il mercoledì in prima serata su Sky Atlantic (il primo episodio è andato anche in chiaro su Tv8) con la regia di Edoardo Gabbriellini. La vicenda ruota intorno a Mario Bambea e al suo alter ego Bizio, entrambi interpretati da Guzzanti. Bambea è un intellettuale di sinistra, con la erre moscia, ex girotondino, che vive un momento di crisi come tutto l'ambiente culturale italiano. Bizio è un personaggio agli antipodi, un borgataro ignorante che con il suo umorismo e il suo romanesco sboccato conquista il pubblico caciarone di un teatro di seconda categoria. Mario dopo un incidente d'auto entra in coma e quando si riprende, ogni volta che si addormenta, l'alter ego s'impossessa del suo corpo e soprattutto della sua mente. Dapprima la trasformazione non è così evidente e parenti e amici pensano alle conseguenze dell'incidente e del trauma. Ma poi ecco che il nostro protagonista, nei panni dell'attore da avanspettacolo di bassa lega, inizia una fulminante carriera da comico in locali di più alto rango. Il tutto condito da numerosi camei, a partire da quelli di gran parte dei telegiornalisti di SkyTg24 fino a quelli di Enrico Mentana o di Marco Travaglio e Giovanni Floris. Molti altri personaggi reali vengono citati nelle gag (l'infermiera rumena assegnata a Bombea sarebbe l'ex badante di Paolo Mieli) o li immaginiamo al telefono come nel caso di Corrado Augias. L'esperimento televisivo di Guzzanti, che mescola sit com e fiction, satira e tensione, poteva essere interessante, compresa la critica a una certa intellighenzia italiana e il confronto tra coerenza, rigore e superficialità. Ma il risultato, almeno in quest'inizio, è decisamente inferiore alle attese. Dov'è Mario? manca di ritmo. Non miscela bene gli ingredienti. Rischiano di funzionare, al netto delle tante, troppe volgarità, solo le esibizioni di Bizio. Ma allora tanto valeva fermarsi al cabaret tradizionale senza investire in un prodotto molto più complesso. L'idea degli autori (lo stesso Guzzanti con Mattia Torre), del regista e della produzione (Sky e la Wildside di Lorenzo Mieli e Mario Gianani) era senz'altro più ambiziosa.
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