Il futuro del vino si gioca in India
sabato 11 maggio 2013
Presto in giro per il mondo potrà esserci del vino prodotto in India ed etichettato da uno dei più bei nomi dell'industria enologica mondiale. Intanto, nel mercato più ricco al mondo per il vino, quello americano, si attende una crescita a due cifre dei consumi di bottiglie. Tutto mentre si affacciano, anche in Italia, etichette nuove come quelle biologiche. È la dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, della dinamicità del mercato agroalimentare mondiale - molto meno di quello interno - ma soprattutto di quello enologico, che continua a muovere miliardi e a creare aspettative in produttori e commercianti. Una partita in cui l'Italia può avere un ruolo più importante di quello attuale. A patto di riuscire ad acquisirlo e mantenerlo.Stando alle informazioni fatte circolare da Winenews, una delle più qualificate reti italiane d'informazione vitivinicola, la Moet-Hennessy (Lvmh) - uno dei gruppi di alta gamma nell'alimentare e non solo - ha fra i suoi piani di crescita quello di produrre bollicine in India. Il gruppo francese sta completando i lavori per realizzare una cantina nel Nashik (regione di Dindori) con 19 ettari piantati nel 2011 a Pinot Nero, Chenin Blanc e Chardonnay, che dovrebbero garantire una capacità produttiva di 50mila casse all'anno. Non una grande produzione, ma certamente l'inizio di una strategia di espansione nel mercato locale (che conta 1,4 miliardi di abitanti), che potrebbe poi guardare anche ad altre aree di consumo. E, proprio quest'ultimo, come si è detto sopra, è previsto in forte aumento negli Usa, cioè nel primo mercato al mondo in fatto di vino e alimentare in genere. Nei cosiddetti "convenience store" che possono vendere vino, è stato rilevato un potenziale di crescita che non si era mai visto negli ultimi 30 anni. Intanto i prezzi al consumo sono cresciuti costantemente negli ultimi 6 mesi. E ancora, sempre negli Usa, l'indice sulla fiducia e sulle intenzioni di spesa dei consumatori monitorato da Nielsen, è cresciuto di due punti nei primi tre mesi del 2013. Tutti dati che, messi insieme, aiutano a guardare con (cauto) ottimismo al futuro, nonostante la crisi.Ben venga, quindi, l'aumento di vendite oltreoceano - l'Italia ha iniziato il 2013 con un +10,7% in quantità e il +14,2% in valore nei primi due mesi, come dicono i dati dell'Italian Wine & Food Institute -, soprattutto perché invece i consumi nazionali continuano ad essere in "caduta libera", come ha sentenziato Nomisma pochi giorni fa. In Italia, l'anno si è aperto con vendite in contrazione del -2,9%.Ma, anche nel nostro Paese potrebbe muoversi qualcosa di diverso proprio nel mondo del vino. Sempre Nomisma ha segnalato un certo interesse dei consumatori nostrani verso le etichette ottenute da uve coltivate con più tecniche compatibili con l'ambiente. Una nicchia, certo, ma in tempi di magra come questi tutto vale per guardare in avanti con un mezzo sorriso. Anche se il futuro del comparto si gioca in altri mercati.
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