Il dopo Kilimangiaro fa viaggiare e pensare
martedì 12 giugno 2018
«Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l'uomo possa viverci e il deserto affinché possa ritrovare la propria anima». È partita con questo proverbio Tuareg la prima delle quattro puntate di Ogni cosa è illuminata, spin-off di Kilimangiaro o, come lo definisce la sua conduttrice e coautrice Camila Raznovich, “cugino” del programma di viaggi in onda la domenica su Rai 3, approdato, in questa nuova formula, alla prima serata sempre della domenica. Tema d'esordio la solitudine, non quella subita, bensì quella ricercata. Ecco allora sfilare in studio i grandi esploratori in solitaria come gli alpinisti Reinhold Messner e Hervé Barmasse, l'astronauta Paolo Nespoli e l'apneista Umberto Pelizzari. E con loro scienziati e scrittori per discutere anche se scienza e religione possano coesistere. La risposta affermativa non è stata così netta come ci potevamo augurare, ad eccezione di Nespoli che, pur affermando che l'universo non offre risposte e quindi non ti di dice se Dio esiste, ha ammesso che lo spazio amplifica quello in cui credi e in ogni caso ti rende un umano migliore. Simpatico il siparietto riproposto dell'incontro tra Nespoli e altri quattro colleghi dell'Expedition 53 con papa Francesco al quale gli astronauti hanno consegnato una tuta spaziale personalizzata. «Allora lei mi pianifica il viaggio», ha detto scherzosamente Bergoglio a Nespoli. Ed è anche con questi “espedienti” e pure qualche piccolo “gioco” che Ogni cosa è illuminata intende parlare di temi alti con un linguaggio accattivante oltre che comprensibile. Ma Camila Raznovich, che si è presentata con un look forse un po' troppo da sera per una prima serata di divulgazione scientifica (lei stessa a un certo punto ci ha scherzato su), punta molto anche sui social per coinvolgere un pubblico più giovane del solito (ascolti: 849 mila spettatori e 4,1% di share). Il programma, oltre ad essere una delle poche novità stagionali in casa Rai, ha anche il merito, nella versione serale come in quella pomeridiana, di proporre dei buoni documentari con l'idea che il viaggio è il primo strumento di apertura per arricchirsi culturalmente. Domenica, nelle quasi tre ore di diretta (forse un po' troppe), ne abbiamo visti di interessanti dedicati all'Iran, al Nepal e all'Oceano. Molto bello quello di Luca Bracali sull'Artico.
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