Il Campione vero è come Gigi Proietti, non muore mai
domenica 8 novembre 2020

Lockdown, ma con «Chiusure a soffietto». Scusate, siamo di parte, ma il premio titolo della settimana va ad Avvenire. Così come la settimana scorsa lo meritava il Giorno per «Il Diavolo investe Praga», vittoria del Milan contro lo Sparta. Innocenti evasioni in un tempo da focolaio domestico e da “zona rossa” – addio “zona mista” di Liedholm – che invita ad essere difensori, quindi a spazzare la palla in tribuna o andare di rimessa laterale, lunga. Magari da record, lancio da 51,33 metri quello di Peter Gronnemark, danese, professione “coach di rimesse” nel Liverpool di Klopp. Per l'economia è tutta una «rimessa», ma al bar sport, tra una diretta e l'altra di ciò che resta del pallone, si parla soltanto di Covid, di tampone – “Immobile o mobile?” questo è il dilemma – di vaccini che attendiamo ansiosi, come l'Avvocato un tempo alla Juve aspettava “Godot”, Alessandro Del Piero. Poi l'Alex mondiale è arrivato, e ha chiuso la carriera dorata, sano e salvo. Non può dire lo stesso l'altro Alex, il Campionissimo paralimpico Zanardi. Dopo l'ennesimo incidente mortale – in handbike – a strapparlo alla morte è stata una serie di interventi chirurgici. Da settimane è all'ospedale San Raffaele di Milano: Zanardi vive in una stanzetta, isolato da tutti, e lì il 23 ottobre ha festeggiato il suo 54° compleanno. «Non molla, lotta per la vita», informano i medici. Stessa ambasciata che Jean Todt riporta dalla visita al 7 volte iridato di Formula 1 Michael Schumacher. Nel rifugio alpino di Maribel, Schumi forse non ha saputo che Lewis Hamilton vincendo il Gp di Imola ha superato ancora il suo record di vittorie (93 a 91) mentre sì sa che nella clinica domestica è accudito, con amore, dalla moglie Corinna e dai figli Gina e Mick (l'erede anche in pista). Schumacher ascolta e comprende, e quando famigliari e amici gli parlano, lui sorride. Un'altra leggenda dello sport tedesco, il campione del mondo del '74, il bomber dell'allora Germania Ovest Gerd Müller (classe 1945, 730 reti in 788 gare), fissa la tv accesa, ma la sua mente è spenta. Al buio dal 2008, Müller è affetto da demenza senile e da tre anni vive in una casa di cura. «Non mangia praticamente nulla, riesce solo a deglutire», dice Uschi, la donna che ha sposato nel 1967, e che da mesi non riesce più a vederlo «causa Coronavirus». “Gerd” era il nomignolo di Renato Curi, primo “caduto” su un campo di Serie A, se ne andò per sempre – arresto cardiaco – durante un Perugia-Juventus del 30 ottobre 1977. Quel giorno Diego Armando Maradona compiva 17 anni, ora che ha appena tagliato i “60” ha subìto un'operazione al cervello. Anche Diego non molla. Perchè i Campioni, forse come gli eroi, non muoiono mai. E questo vale soprattutto per Gigi Proietti che è stato tutto, anche un gran romanista. E una delle sue barzellette cult è quella del giallorosso sfegatato che, rimasto vedovo, lamentava al suo vicino di posto all'Olimpico il vuoto lasciato dalla moglie. «Ma come faccio io adesso a venire qui allo stadio senza di lei! Come faccio? – Eh, la capisco, non è facile. Ma magari ci può venire con qualche altro parente… – No, oggi no: sono tutti al suo funerale». Ciao Gigi, anche da lassù continua a farci ridere.

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