Identità ecclesiali: riflessioni online a partire da un episodio
mercoledì 1 febbraio 2023
C’è una piccola porzione di cattolici che apprezza le Chiese ortodosse per la fermezza nel resistere alla modernità, anche a costo di spalleggiare, come nel caso della Russia, una guerra di aggressione a un Paese fratello nella fede. I dibattiti che entro questa porzione si intrecciano in Rete (se ne può leggere un campione, ultimamente, sul blog “Duc in altum” bit.ly/3WQ14H1 ), dicono che è uno sguardo concentrato sulle identità: quella ortodossa, ammirata pur se «scismatica»; quella cattolica, smarrita nella secolarizzazione ma irrinunciabile. Per differenza rispetto a questo approccio, estraneo a decenni di dialogo ecumenico, ho apprezzato il contributo (su “Il Regno delle donne” e sul consanguineo “Re-blog” bit.ly/3XNouya ) della teologa greco-cattolica Simona Stefana Zetea, a partire da un episodio degli scorsi giorni. La festa del battesimo di Gesù nell’ambito ortodosso e greco-cattolico dell’est Europa viene celebrata con molta solennità: «Si fa la benedizione dell’acqua destinata ai fedeli e quella dei fiumi e del mare». Una tradizione legata a questa festa è la «gara della croce»: «Dopo la liturgia, la comunità va in processione verso l’acqua della città dove il “celebrante” lancia una croce benedetta che dei giovani maschi tentano di recuperare». In una comunità romena italiana, la gara ha esibito due varianti: la caduta del vescovo in acqua mentre getta la croce, e la partecipazione di una donna. Osservando i video che in Rete documentano il fatto ( bit.ly/3WMHdZj ) l’autrice vi riconosce, dietro, qualcosa d’altro. «Una Chiesa che separa maschi e femmine nei suoi stessi riti e rituali» (la donna si è inserita con spontaneità nella gara, ma i commenti ribadiscono che non avrebbe dovuto). La separazione «ancora più profonda» tra clero e popolo (nei momenti che precedono il lancio della croce, protagonisti esclusivi sono i chierici). Al di là di questo episodio «mi auguro che la Chiesa – ogni Chiesa! – sia capace di oltrepassare qualunque gara che non sia quella del servizio e dell’amore», conclude la teologa. Con quale credibilità si opporrà ai conflitti come quelli del nostro tempo «se non è capace di sorpassare le proprie interne tensioni e divisioni tra: maschi e femmine, clerici e laici, chi conta e chi meno, chi è sopra è chi è sotto, vecchio e nuovo, tradizione e progresso?». © riproduzione riservata
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