Ci sono 19 enormi rocce in piazza Maggiore a Bologna
Le installazioni sono alte fino a 14 metri. L'obiettivo è dare l'occasione di sentirsi "piccoli" e di stupirsi davanti alla grandezza di un avvenimento come il Natale. Non mancano le polemiche

Potrebbero essere delle rocce aliene atterrate improvvisamente in piazza Maggiore, a Bologna. O dei massi presi una montagna colorata e catapultati in città. Sono, invece, 19 monoliti arrivati nella piazza bolognese più famosa come istallazione artistica per il periodo di Natale. A dispetto delle apparenze, vogliono collegare l'uomo alla «nascita di un Dio che ride come un bimbo». Ma andiamo con ordine. Le rocce sono approdate in piazza il 21 dicembre e rimarranno fino al 26. Tra i monoliti si può camminare: i cittadini e turisti passeggiano, toccano le rocce, si interrogano sul loro significato. E, soprattutto, alzano gli occhi: le installazioni più alte toccano i 14 metri. La luce dei megaliti cambia nel tempo e il passaggio tra le installazioni è accompagnato da musica di pianoforte e suoni, molti riferiti al paesaggio naturale, come il gorgoglio dell'acqua o il cinguettio degli uccelli. Il progetto è di uno studio australiano, Eness, diretto da Nimrod Weis, creativo e scultore, ed è stato portato in Italia grazie alla collaborazione tra due realtà, Bologna Festival e Illumia, e con il supporto del Comune. Il materiale utilizzato è un tessuto simile al Goretex, che l'artista ha definito «materiale riciclato» su cui è stampata una fedelissima riproduzione di superfici di granito.







Il titolo dell'opera dice qualcosa anche del suo significato: "Iwagumi - Dismisura". Il primo termine è di origine giapponese e si riferisce a un gruppo di rocce inserite in un paesaggio naturale in modo armonioso. Ma l'autore racconta anche un senso più ampio. Su uno dei pannelli che accompagnano l'opera è scritto che «ricordarsi della dismisura significa gettare le basi per un atteggiamento di umiltà e ricordarsi un senso di fraternità invece che nutrire un senso di potere uno sull'altro». Come a dire: davanti a 14 metri di roccia, siamo tutti piccoli, e quindi forse più vicini. E poi arriva il Natale: «La nostra cultura è attraversata dal racconto e dai segni dell'avvenimento smisurato del Natale. La nascita di Dio che ride come un bimbo, che si fa compagno di strada, è un evento che rompe ogni misura, che ricalcola il percorso della vita umana e del suo destino».
La presenza delle 19 rocce in piazza ha sollevato anche alcune perplessità e qualche polemica. Qualcuno pensa che l'opera stoni con il contesto, che rovini lo spirito natalizio e che le rocce siano in tutti i sensi troppo ingombranti. Tra i commenti sotto ai post social che presentano l'installazione, pubblicati soprattutto da figure istituzionali, si può avere uno spaccato delle opinioni dei cittadini. Dagli assoluti entusiasti a chi definisce l'opera una «bruttezza».
In un'intervista al Resto del Carlino, Nimrod Weis ha detto che, nelle altre città in cui l'opera è stata allestita (come Melbourne o Singapore), «non aveva fatto così discutere. Credo che qui a Bologna ciò che è interessante sia il senso di appartenenza e di connessione alla piazza. Penso che questa sia la bellezza dell’arte pubblica: stimolare una conversazione proprio perché c’è un intervento in un luogo così importante per i cittadini, che si trovano di fronte a qualcosa che cambia la loro routine quotidiana».
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