“I topi” di Albanese: la mafia in trappola
martedì 9 ottobre 2018
Con la mafia non si scherza. È vero. Eppure, se ti chiami Antonio Albanese puoi anche trovare (dopo Pif e il suo La mafia uccide solo d'estate) il modo di fare dell'ironia su Cosa nostra, di metterla alla berlina, di denunciare con il sorriso l'assurdità di una condizione di vita. Parliamo della nuova serie comedy di Rai 3 I topi, sei episodi di nemmeno mezz'ora in onda due per volta il sabato alle 21,40 per tre settimane, ma già tutti visibili su Raiplay, segno di un'ulteriore scommessa della tv pubblica su questa piattaforma on line che già raccoglie un decimo di tutti i telespettatori Rai. La storia si ispira ai tanti stratagemmi adottati dai veri boss per sfuggire all'arresto e per garantirsi in qualche modo la latitanza tra le mura domestiche o più esattamente sotto i pavimenti di casa, in una serie di cunicoli nei quali rifugiarsi tutte le volte che qualcuno bussa alla porta. Protagonista è Sebastiano, un uomo ignorante e maschilista, che vive come un topo assieme allo zio Vincenzo, un vecchio padrino che non esce alla luce del sole da dodici anni e passa il tempo ascoltando Isoradio e le notizie sul traffico sognando di scavare un tunnel di 150 chilometri per fare un bagno in mare. La vita da topo di Sabastiano, latitante dato per morto, condiziona anche quella della zia, moglie di Vincenzo, ma soprattutto della propria moglie e dei propri figli che devono fare il barbecue in casa con le finestre sprangate nonostante un grande spazio in giardino. Ognuno dei sei episodi ruota intorno al modo di essere del mafioso, a comportamenti di cui il protagonista è assurdamente fiero. Una sfilza di follie che la serie di Rai 3 racconta e denuncia ricorrendo al paradosso, ai toni grotteschi e surreali. La comicità diventa così strumento rilevatore della bestialità delle realtà mafiose che sottraggono nutrimento e sono portatrici di gravi infezioni proprio come i topi. La serie prodotta da Rai Fiction e Wilside, diretta e interpretata da un Albanese mattatore come al solito, con Nicola Rignanese, Lorenza Indovina e Tony Sperandeo, rappresenta una reale novità nel panorama televisivo riuscendo a intrattenere e divertire (particolarmente divertenti i soprannomi e le genealogie impossibili dei vari personaggi), ma anche ridicolizzare e condannare i codici della criminalità, il malaffare e la miseria umana.
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