I sorprendenti «Divoti affetti» di Ristori una Via Crucis nella Dresda del '700
domenica 4 settembre 2011
Al fianco di autori di chiarissima fama come Johann Adolf Hasse, Jan Dismas Zelenka o Johann David Heinichen, l'italiano Giovanni Alberto Ristori (1692-1753) ha ricoperto un ruolo di primo piano nella vita musicale di Dresda, città che ha rappresentato il baricentro culturale delle terre di Germania per gran parte del XVIII secolo; la capitale sassone ha infatti vissuto una stagione di grande splendore, raggiungendo livelli d'eccellenza assoluta in ambito artistico grazie anche al valore di una «virtuosissima orchestra» che, nella prima metà del Settecento, ha richiamato sulle rive dell'Elba il fior fiore dei compositori del tempo.
Una sorta di "circolo virtuoso" che ha inevitabilmente avuto ripercussioni positive sulla varietà e sull'alto standard qualitativo dell'apparato musicale con cui gli illustri maestri attivi a corte accompagnavano le principali celebrazioni religiose lungo tutto il corso dell'anno, tra Sante Messe, Vespri, Litanie, Oratori e un gran numero di pezzi d'occasione destinati alle diverse festività presenti nel calendario liturgico.
All'interno di tale repertorio rientrano i Divoti Affetti alla Passione di Nostro Signore, scritti da Ristori «per uso della Reale Cappella di Dresda nei Giorni de' Venerdì e Domeniche della Quadrigesima». Si tratta di una serie di brani di carattere penitenziale su testi latini che ricalcano l'impronta formale dei duetti da camera profani con accompagnamento di basso continuo, ma la cui intima cifra espressiva si riferisce alla dimensione più raccolta della produzione da chiesa di epoca barocca.
Accompagnati dall'ensemble strumentale Echo du Danube, il soprano Dorothee Mields e il controtenore Franz Vitzthum sono entrati in perfetta consonanza con la ricchezza degli spunti meditativi offerti dalle pagine di Ristori (Super Audio Cd pubblicato da Accent e distribuito da Jupiter); sublimi perle musicali che ora trasfigurano in letizia e speranza per l'intera umanità le sofferenze patite da Cristo sulla croce (nello splendido Qui sinum patris), ora spingono ogni peccatore a partecipare con dolente immedesimazione al sacrificio dell'Agnello di Dio (Jesu morti tradebaris) o a confrontarsi nel profondo dell'animo con il mistero della misericordia divina (Implete pectus).
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