I Bradford, vintage sì ma con valori positivi
mercoledì 17 agosto 2016
Bei tempi quando i personaggi dei telefilm nascevano, si sposavano e persino morivano. Adesso non è più così. Al posto di quel genere nato specificamente per la tv come serie di cortometraggi che in Francia chiamarono petit-film, c'è ora la serialità americana, che fissa tutti in una dimensione quasi senza tempo. Alcuni protagonisti addirittura resuscitano. Per non parlare dei temi. All'epoca c'erano le famiglie con padre, madre e figli, c'era l'amore, la solidarietà, l'aiuto reciproco, il rispetto. Oggi si affronta con estrema libertà qualsiasi argomento: dalla transizione alla violenza, alla rappresentazione del male in quanto tale. Grazie dunque a Tv2000 che ci ha permesso questo confronto riportandoci televisivamente indietro nel tempo con la riproposta in questa estate (dal lunedì al venerdì alle 12.20 e alle 19) de La famiglia Bradford, una delle serie cult della fine degli anni Settanta e inizio Ottanta la cui prima stagione partì da noi in Italia sull'allora Rete 1 proprio nella seconda metà di agosto del 1978. Sarebbe poi andata avanti per altre quattro stagioni mettendo insieme oltre cento episodi con le vicissitudini di Tom Bradford, giornalista dell'immaginario “Register” di Sacramento, in California, e della sua famiglia con ben otto figli, cinque maschi e tre femmine, di età compresa tra i sette e i ventitré anni: David, Mary, Joanie, Susan, Nancy, Elizabeth, Tommy e il piccolo Nicholas. Tra il primo e il secondo ciclo, Tom rimane vedovo (per la morte reale dell'attrice che interpretava la moglie) e si risposa. Ma la sostanza non cambia: la famiglia continua a vivere nell'armonia in un alternarsi di vicende comiche e drammatiche, sempre rigorosamente a lieto fine. A rivederli oggi gli episodi de La famiglia Bradford sanno effettivamente un po' di vecchio (con quei pantaloni a campana...). Le situazioni appaiono un po' esasperate. I dialoghi sono molto teatrali e anche la recitazione, doppiaggio compreso, non è proprio naturale (persino Nicholas ce lo ricordavamo più simpatico). Però fa sempre piacere vedere la complicità di una famiglia numerosa che ripropone nella messa in scena televisiva quei valori di cui avremmo oggi un gran bisogno. Nella realtà, però, non nella finzione. E poi, rivedendo ora la capigliatura di Tom Bradford (Dick Van Patten) si capisce a chi si sia ispirato Donald Trump.
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