Grano italiano per il domani: si riparte da "Inizio" (bio)
domenica 5 giugno 2022
Produrre più cibo. È questa l'indicazione che arriva dai mercati alimentari di tutto il mondo. Produrre di più e con una maggiore attenzione all'ambiente, oltre che all'equità sociale. Un'esigenza ormai acclarata, per rispondere alla quale istituzioni e comunità scientifica si stanno dando da fare. Anche se non è facile cambiare e, soprattutto, contrastare gli effetti congiunti del cambiamento climatico con quelli di una guerra inaspettata e nel cuore produttivo agricolo europeo. Qualcosa però si muove. Prima di tutto l'Europa ha dato il suo via libera all'aumento dei terreni che possono essere coltivati. Per questo, in Italia pochi giorni fa è stato pubblicato un decreto del ministero dell'Agricoltura che consente a oltre 200mila ettari di essere riammessi in coltivazione. Una mossa che serve per aumentare il potenziale di produzione agricola destinata all'alimentazione umana e del bestiame e contrastare il forte aumento dei prezzi delle materie prime e degli impatti su domanda e offerta dei prodotti agricoli, che l'invasione russa dell'Ucraina ha ampliato. È un passo importante, al quale, anche dal punto di vista politico, dovranno seguirne altri. Poi ci sono la scienza e le ricerca in agricoltura. Che devono conciliare produttività e protezione ambientale. Anche in questo caso qualcosa si muove. E sempre in Italia, dove è stata individuata la prima varietà di grano duro selezionata specificatamente per la coltivazione con tecniche biologiche. La nuova varietà, il cui nome è "Inizio", è stata ottenuta da varietà delle aree del Mediterraneo e nasce da una ricerca coordinata dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura), finanziata da NaturaSì e Cooperativa Gino Girolomoni. La ricerca è partita nel 2016, ripresa poi dalla Fondazione Seminare il Futuro e dal Centro di ricerca agro-ambientale dell'Università di Pisa che ha realizzato gli incroci con varietà moderne e antiche. È un altro passo importante il cui senso viene dato dagli stessi sostenitori della ricerca che ha portato a "Inizio": «La crisi internazionale alimentare seguita alla pandemia, alla siccità dello scorso anno e infine anche alla guerra in Ucraina dimostra che dobbiamo potenziare le nostre riserve strategiche di cibo di qualità come di energia pulita e rinnovabile». Così, quel comparto che fino a poco tempo fa era noto ai più solo per le sue produzioni tipiche, diventa adesso uno dei perni attorno ai quali costruire la sicurezza alimentare di Stati e interi continenti.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: