Focus, la potenza di “3/11-Tsunami”
martedì 16 marzo 2021
Avolte banalmente si dice che le immagini parlano da sole. Certo è che quelle sul terribile terremoto di dieci anni fa in Giappone raccolte nel documentario 3/11-Tsunami ci riescono davvero. Prodotto dalla tv pubblica giapponese Nhk, 3/11-Tsunami è stato proposto sabato scorso in prima serata su Focus, il canale tematico di Mediaset dedicato alla divulgazione. Diviso in due parti, il documentario racconta «I primi tre giorni» della tragedia e il poi «Il primo anno». Ricordiamo che l'11 marzo 2011 il Giappone fu colpito da un fortissimo terremoto e da un conseguente tsunami che distrusse interi centri abitati provocando la morte di oltre 18 mila persone e un gravissimo incidente nucleare nella centrale di Fukushima. Il documentario inizia con scene di vita normale in una serena mattina di quasi primavera. Ad un tratto arriva l'allerta terremoto, ma nessuno si scompone: i giapponesi sono abituati a conviverci e le loro case sono antisismiche. Sennonché il terremoto che inizia a scuotere la terra alle 14,46 dura addirittura 6 minuti e raggiunge una magnitudo 9.0 al largo della costa sul Pacifico. Le immagini di quella scossa infinita sono angoscianti. Altre scosse si ripeteranno per ore, ma soprattutto saranno seguite da uno tsunami devastante, che la tv giapponese documenta con immagini in presa diretta, selezionate tra una miriade di filmati girati dalle troupe di Nhk, da telefoni cellulari, telecamere di sorveglianza, elicotteri della protezione civile e satelliti. Il tutto montato in ordine cronologico senza commento, con le sole voci di chi effettua le riprese o degli annunci ufficiali, a conferma di quanto possono essere potenti le immagini e di conseguenza la televisione quando propone un lavoro come 3/11-Tsunami, che può avere il solo limite nella seconda parte, quella emotivamente meno forte, quando forse enfatizza un po' la compostezza, la solidarietà e la capacità di riprendersi dei giapponesi, anche se, come dice un uomo che ha perso i familiari, «nessuna lacrima potrà mai alleviare questo dolore».
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