Focus, la guerra di “Lili Marlene”
giovedì 11 giugno 2020
Il vecchio Dino Tiezzi, sopravvissuto all'eccidio di Civitella in Val di Chiana nel giugno 1944, ha le lacrime agli occhi. Non piange per aver visto a soli 10 anni il volto di suo padre sfigurato da una pallottola esplosiva e nemmeno per il fratello ucciso con un colpo alla tempia. Ha già pianto troppo insieme alla madre e all'altro fratello. Oggi piange perché ha paura che le nuove generazioni non capiscano cosa siano la guerra, il dolore, la distruzione e la fame. Un timore inquietante che chiude il monumentale docufilm Lili Marlene di Pietro Suber, con la collaborazione di Amedeo Osti Guerrazzi e Donatella Scuderi, in onda in due parti ieri sera e stasera alle 21.15 su Focus (canale 35 del digitale terrestre) a ottant'anni dall'ingresso dell'Italia nella Seconda guerra mondiale (10 giugno 1940). Lili Marlene, che trae il titolo dall'omonima canzone della Dietrich divenuta popolare tra i militari di allora, merita di essere visto, anche perché mettendo al bando la retorica non risparmia nulla al telespettatore: né le atrocità, né le controversie e le ferite ancora aperte in seguito a una guerra che come tutte le guerre non conosce vincitori e vinti, buoni e cattivi. La guerra rende tutti uguali, tranne le vittime innocenti come quelle di Civitella o di Sant'Anna di Stazzema o le donne e le ragazze stuprate in Ciociaria dai cosiddetti goumiers, i militari marocchini inquadrati nell'esercito francese. In 160 minuti, il docufilm racconta con rigore e intensità dieci storie, alcune delle quali poco conosciute, attraverso la ricostruzione dei fatti, l'intervista sul posto ai testimoni diretti e il supporto di immagini di repertorio. Il tutto arricchito da interventi di politici come Giorgio Napolitano e Gianni Letta e di personaggi dello spettacolo come Pippo Baudo, Renzo Arbore, Pupi Avati e le Gemelle Kessler. Ma la storia è complessa e anche le responsabilità non sempre sono chiare. Suber prova a documentare le ragioni di tutti, mettendo una di fronte all'altro anche un'ex ausiliaria della Decima Mas e un ex partigiano nel tentativo di tenere aperto un dialogo su eventi che ancora oggi dividono nella speranza si arrivi a una riconciliazione che ottant'anni dopo appare ancora lontana.
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