Fiction sulla mafia, una serie diversa
mercoledì 14 marzo 2018
Nel 1993 Saverio Barone, un giovane magistrato in servizio a Termini Imerese, nei pressi di Palermo, decide di denunciare al Consiglio superiore della magistratura il suo capo, Salvatore Donà, sospettando una sua collusione con la mafia locale. Negli stessi giorni, Tony Calvaruso, da poco uscito dal carcere, diventa l'autista di Leoluca Bagarella. Parte da qui Il cacciatore, la nuova serie in onda da stasera in prima serata su Rai 2, ma già visibile on line su Raiplay secondo un sistema di anticipazioni indirizzato a un pubblico più giovane, poco avvezzo al piccolo schermo tradizionale, ma in grande confidenza con la rete. Rimandata comunque di una settimana, causa elezioni (doveva infatti debuttare lunedì 5 marzo), la fiction è tratta dal libro Cacciatore di mafiosi (Mondadori) scritto dal magistrato Alfonso Sabella, che è stato sostituto procuratore del pool antimafia all'epoca di Gian Carlo Caselli. Non un eroe da santificare, ma un uomo complesso, con un carattere ruvido, non compiacente, fragile al punto di rischiare di cadere, ossessionato dalla missione in bilico tra senso dello Stato e ambizione. E poi, come narra la voce fuori campo dello stesso Sabella alias Saverio Barone (Francesco Montanari) all'inizio del primo episodio, quelli «erano giorni d'inferno, giorni di morti ammazzati per strada, blitz, interrogatori, macchine blindate, sirene.... Giorni terribili. Dopo Falcone, dopo Borsellino, dopo le bombe, la mafia corleonese, in trent'anni di guerra, aveva vinto su tutti.... Nel 1993 lo Stato era in guerra». In realtà era in ginocchio, ma si preparava ai primi veri successi con la cattura di boss come lo stesso Bagarella o Giovanni Brusca. Nella fiction i ruoli sono chiari: non c'è dubbio tra chi siano i buoni e i cattivi. Questi ultimi hanno i nomi reali (sottolineati dalle didascalie che compaiono alla prima apparizione), mentre i nomi dei buoni sono di fantasia, modificati a fini drammatici, comunque attinenti a una realtà richiamata da immagini di repertorio. A differenza, però, delle altre fiction sulla mafia, di cui è piena la tv, Il cacciatore appare meno tradizionale per i motivi accennati, ma anche per le atmosfere diverse che sembrano privilegiare la suspense oltre a uno scavo psicologico sui personaggi che non conduce a certezze. Lo stesso Barone appare a tratti ambiguo.
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