Fede e poesia nel contrappunto della Scuola di Notre-Dame
domenica 4 luglio 2004
«Era come se il mondo stesso, scrollandosi di dosso la sua vecchiezza, si rivestisse d'un bianco mantello di cattedrali»: la poetica immagine evocata dal monaco benedettino Rodolfo il Glabro, vissuto tra il 985 e il 1050, si riferisce alla forte rinascita spirituale che accompagnò il generale miglioramento della situazione sociale, politica ed economica d'Occidente tra il X e l'XI secolo. Una spinta testimoniata appunto dalla costruzione di edifici sacri e luoghi di culto all'interno dei quali si alzavano quotidianamente canti e preghiere che, con il passare del tempo, andarono acquistando un sempre più alto valore artistico ed espressivo. Lungo tutto l'arco del Medioevo si era infatti consolidata la pratica di improvvisare una seconda voce che accompagnasse le melodie liturgiche gregoriane; questa primordiale forma di contrappunto «nota contro nota» subì, tra la fine del XII e il principio del XIII secolo, un'importante evoluzione grazie al contributo della cosiddetta Scuola di Notre-Dame, allorquando all'ombra della cattedrale parigina si cominciarono a concepire composizioni di dimensioni e complessità strutturali per quel tempo inaudite. Nel disco intitolato 1160-1245, Pérotin & l'école de Notre Dame (pubblicato da Ambroisie e distribuito da Ducale) l'Ensemble Gilles Binchois e il suo direttore, il tenore Dominique Vellard, ripercorrono i primi passi dell'avventura polifonica occidentale, confrontandosi con il più celebre esponente di quella Scuola, il «Magnus Magister» Perotinus (ancora in vita intorno al 1230), e con le principali forme compositive da lui utilizzate: organum, conductus e mottetti, a 2, 3 o 4 voci impegnate anche in testi differenti, su melodie originali o preesistenti. Un percorso che ci permette di seguire da vicino l'affascinante focolaio di fede, poesia e creatività sorto in seno all'ambito canonico della cattedrale parigina, attraverso composizioni che diventano così il documento vivo di un fermento musicale che assecondava da vicino gli stessi principî e le tensioni della grande architettura gotica francese. E se da un lato le ardite guglie si stagliavano acuminate verso il cielo, dall'altro la voce dell'uomo si intrecciava e si alzava laddove mai nessuno prima di allora aveva osato.
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