Fare meno per fare meglio. E la sfida dei 2 minuti al giorno
venerdì 22 dicembre 2017
Cosa faresti se avessi solo 2 minuti al giorno per raccontare ad una persona tutto ciò che ritieni importante? Peggio ancora: cosa faresti se avessi l'attenzione di una persona per un totale di 2 minuti al giorno?
Diciamoci la verità: non solo non ci abbiamo mai pensato, ma anche dopo averci pensato è difficile trovare una risposta. Probabilmente l'unica possibile è composta da una sola parola: dipende.
Già, dipende. Da tanti, tantissimi fattori. Perché non tutti i giorni sono uguali e perché tante cose che noi riteniamo importanti, magari non lo sono per i nostri interlocutori. E poi nessuno di noi ha solo 2 minuti a disposizione. In realtà, come persone fisiche no, ma è un problema che dovreste porvi (vi spiego fra poco perché).
Secondo l'ultimo rapporto Audiweb, gli italiani spendono in media due ore e 17 minuti al giorno online. Il 63,6% (cioè oltre 21 milioni di persone) visita ogni giorno un sito di informazione. Bene. C'è però una notizia meno bella: la media della visita a un sito di informazione è di poco più di 2 minuti al giorno, per un totale medio di 64 minuti al mese.
Lo so, è pochissimo. O almeno sembra pochissimo. Perché ci siamo abituati a puntare ai grandi numeri. Perché ci siamo abituati a pensare a web e social come spazi infiniti dove si possono pubblicare ogni giorno infiniti contenuti. Solo che in cambio si ricevono sempre meno clic, sempre meno «like», sempre meno cuoricini. E chi raccoglie ancora ampi consensi spesso li ottiene con contenuti provocatori, volgari o superficiali.
Se pensate che il problema riguardi solo i giornali, rischiate di sbagliare di grosso. Come accennavo prima, infatti, il problema riguarda anche voi. Anzi, ognuno di noi. Proprio per contrastare chi produce troppi contenuti poco interessanti sui social, Facebook ha creato la funzione «metti in pausa per 30 giorni». Una sorta di «castigo» mediatico che silenzia per un mese gli «amici» più fastidiosi, senza che questi se ne accorgano.
Il che dimostra che anche ciò che scriviamo come persone ha spazi e tempi non infiniti. Il motivo è semplice: assediati come siamo ogni giorno da decine e decine di contenuti, stiamo iniziando a sentire un sempre più crescente «malessere digitale», davanti al quale di solito prendiamo due strade: passare meno tempo su web e social o scegliere di più, con più attenzione.
È proprio da quest'ultimo punto che dovremmo ripartire tutti. Magari facendoci una domanda che sembra semplice ma non lo è: come posso fare per soddisfare il più possibile i miei lettori/interlocutori?
Io partirei da qui: invece che pensarli come una platea che deve per forza sorbirsi tutto quello che scriviamo, dovremmo iniziare a considerare gli altri come persone con idee, bisogni e richieste precise.
E vale per tutti. Per giornali e giornalisti, per persone comuni e per comunicatori. Per chi gestisce una pagina social parrocchiale o di un'associazione (cattolica o laica, cambia poco), per chi ha un blog e per chi posta sui social riflessioni, fotografie, meditazioni.
Per troppo tempo ci siamo illusi che lo spazio web e social fosse infinito. E che la cosa più importante fosse raggiungere quante più persone possibili. Oggi invece chi studia la Rete ha capito che la qualità vale molto più della quantità; che curare e pensare in profondità ciò che si comunica agli altri vale molto di più dell'ennesima foto acchiappa like di un gattino, un cane o un bambino (i tre soggetti che sui social generano più «like»).
Vi faccio una proposta: prima di scrivere il prossimo articolo, il prossimo post o creare il prossimo contenuto invece che cercare facili consensi fate finta che avete soltanto 2 minuti al giorno per raccontare tutto ciò che volete ai vostri amici/lettori. Sta a voi decidere: o un piccolo post ogni giorno (da 2 minuti) o uno due lunghi alla settimana. Sappiate solo che gli studi dicono che oggi fare meno (e con più cura) è fare meglio.
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