Famiglia precipitata nella miseria più nera
domenica 7 ottobre 2007
Non c'è letteralmente niente da mettere in tavola. Niente tranne la focaccia di farina e acqua, da 15 giorni. Sembra una storia d'altri tempi o di altre nazioni e invece arriva con la voce straziata di una donna di 47 anni da un paesino dell'Appennnino emiliano. In lacrime, la signora C.T. racconta di come la sorte possa d'improvviso accanirsi contro una famiglia, di come una serie incredibile di disavventure porti sul lastrico gente solida, lavoratrice, abituata a tenere la propria vita in pugno. Fino alla disperazione. E la voce si fa rotta quando ripete che anche stasera nei piatti dei suoi 4 figli non ci sarà nient'altro che pane cotto in casa. «E meno male che il più piccolo a pranzo mangia alla mensa scolastica...», sussurra.
C.T. ha un marito cardiopatico, tre figli di 20, 18 e 15 anni e uno di 10 anni in affido da quando era neonato. «Avevamo un ristorante a Milano, andava tutto bene ma mio marito si è ammalato. È stato operato al cuore e non poteva più vivere in mezzo all'inquinamento. Due anni fa ci siamo trasferiti ed è iniziata una serie interminabile di guai». Hanno aperto un bar pizzeria, ma lo scorso dicembre sono rimasti vittima di una truffa che ha bruciato tutti i loro risparmi, 50 mila euro. C'è una causa in corso, ma le speranze di rivedere qualche soldo sono scarse. Da allora, la vita è precipitata verso la miseria: la seconda figlia, sordo-cieca, godeva di un'indennità di frequenza scolastica, 224 euro al mese, ma alla maggiore età le è stata tolta. C.T. ha trovato un lavoro come operaia in una fabbrica di ceramica; ha accumulato 80 ore di straordinario in agosto e 50 in settembre, ma a fine mese la fabbrica non ha pagato gli stipendi.
Oggi la famiglia C. è nella più assoluta, nera miseria. Il figlio maggiore lavora da un parrucchiere, 520 euro al mese, che vengono inghiottiti dagli arretrati per l'affitto. Il prossimo stipendio arriverà il 15 ottobre, ma certo non basta. Avvenire ha già coinvolto un'associazione che distribuisce viveri, ma serve un sostegno immediato. La signora C.T. piange mentre ci racconta la sua vita; la sua non è la vergogna di chiedere, è la disperazione dell'impotenza. A noi tenderle la mano.
Per le offerte c'è il conto corrente postale 15596208 intestato ad Avvenire, "La voce di chi non ha voce", piazza Carbonari 3, Milano. Gli assegni devono essere intestati ad Avvenire, "La voce di chi non ha voce". Si può inoltre effettuare un bonifico a favore di Avvenire, "La voce di chi non ha voce", conto n. 12201 Banca Popolare di Milano, ag. 26 (Abi 05584, Cab 01626).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI