E a Leicester un ragazzino riprese a dire la favola agli adulti
mercoledì 1 marzo 2017
«Yesterday my dream has died». Claudio Ranieri ha cominciato così il suo comunicato stampa, dopo aver ricevuta la notizia del suo licenziamento: «Ieri il mio sogno è morto». Quel sogno così vivo quando il 7 maggio 2016, esattamente 293 giorni prima del licenziamento, cantava insieme ad Andrea Bocelli la celebre romanza "Nessun dorma" di Puccini (quella del "Vincerò"), nel centro dello stadio di Leicester.
Aveva appena vinto la Premier Legue, per la prima volta nella storia del club, contro le quotazioni dei bookmakers inglesi che ritenevano quell'evento così improbabile da quotarlo 5.000 a 1. In altre parole, le agenzie di scommesse ritenevano più probabile avvistare il Mostro di Loch Ness o incontrare vivo Elvis Presley che vedere il Leicester vincere il campionato. "Una favola", scrivemmo tutti. Forse la più bella favola calcistica di sempre. Soltanto il trionfo della Danimarca campione d'Europa nel 1992, squadra che non doveva partecipare al torneo e i cui giocatori, già in vacanza, dovettero rientrare di corsa in virtù di un ripescaggio.
Ma la favola di Ranieri suonava ancora più affascinante: quella Danimarca era fatta di ottimi giocatori, capitanati da Peter Schmeichel, portiere che si superò per portare i biancorossi al titolo. Inoltre quel torneo durò solo 16 giorni e nelle manifestazioni di breve durata le sorprese possono capitare, eccome. Invece il Leicester di Claudio Ranieri aveva dominato un campionato durato nove mesi, come un Davide capace di abbattere non uno, ma cinque-sei Golia di fila, come Arsenal, Manchester City e United, Chelsea, Liverpool, Tottenham. Quella favola rispondeva agli archetipi letterari di ogni narrazione indimenticabile: un viaggio di eroi chiamati all'azione dopo storie personali difficilissime.
Ranieri arrivava da un esonero alla guida della Grecia che era stata sconfitta dalle Isole Fær-Øer ad Atene, molti giocatori si trovavano lì perché scartati da tutti i club milionari. Tra questi, Jamie Vardy, il bomber operaio che pochi anni prima giocava in quinta serie e per sei mesi era sceso in campo con il braccialetto elettronico dopo una rissa in un pub. Tutto perfetto, insomma. La storia delle storie.
Al signor Vichai Srivaddhanaprabha, imprenditore thailandese proprietario del Leicester, sono bastati 293 giorni e un rischio (sia chiaro, un rischio) di retrocessione, nonostante un percorso in Champion's League ancora aperto, per farsi convincere da alcuni "senatori" della squadra a dare il benservito all'eroe, ormai diventato "vecchio" e, di conseguenza, da buttare. Chissà se i nonni del signor Vichai raccontavano favole al loro nipotino, chissà se le racconta Peter Schmeichel, il portiere di quella Danimarca leggendaria, al figlio Kasper, attuale portiere del Leicester che, si dice, sia stato uno di coloro che hanno espresso un'opinione "forte" sulla non-opportunità di proseguire con l'allenatore italiano. Rimane solo amarezza, un forte senso di ingratitudine, rabbia per un mondo bulimico, che ingurgita, divora, non fa in tempo neanche a digerire e già sta sputando via ciò che è rimasto, in fretta e senza rispetto.
Per credere ancora alle favole, allora, dobbiamo affidarci a un ragazzino undicenne, Jack Stephens, da tre stagioni abbonato al Leicester. Ieri l'altro la sua squadra, affidata a Craig Shakespeare come a siglare inconsciamente un passaggio dalla favola alla… commedia, giocava la prima partita dell'era post-Ranieri in casa, contro il Liverpool. Il Leicester ha vinto 3-1, con una doppietta di Jamie Vardy, un altro di quelli che, si dice, abbiano rapidamente scaricato Mister Ranieri. A giudicare dal risultato viene da pensare che, forse, quegli undici vestiti di blu faranno un po' fatica con la loro coscienza. Jack, invece, il nostro eroe undicenne, ha convocato una marcia di protesta contro il licenziamento, con tanto di sit-in finale.
La risposta dei tifosi è stata commovente, loro sì che hanno salutato il loro condottiero in un modo da far venire i brividi. Insomma, ai giorni nostri, in questo mondo al contrario, sono i bambini a dover raccontare le favole agli adulti, che tuttavia tendono ad ascoltare di più atleti mercenari, viziati, privi di riconoscenza, cuore e memoria, oppure imprenditori che pensano di trattare sogni e passioni come si gestisce il duty free di un aeroporto. Forza Jack, vai avanti, io ho perso le forze da un po': anche a me, come a tanti di noi, sono già morti troppi sogni per crederci ancora.
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