Diego "10" di generosità Salviamo Puzone
domenica 29 novembre 2020
El Diego era e rimarrà il "10" per antonomasia. Un 10 anche alla sua proverbiale generosità: «Maradona aiutava tutti», dicono in coro gli amici fraterni. Tutti, tranne se stesso. Ma se avete 10 secondi andate in Internet e guardatevi quel video in cui Diego Armando Maradona, steso sull'erba, gioca a pallone come un bambino. Gioca con un bambino senza gambe. Il bambino fa gol di testa e poi va ad abbracciare Diego che lo stringe forte a sé, e lo bacia come fosse suo, come fosse lui quel bambino. Quelli che non pensano solo con i piedi, dicono che è sbagliato spendere tante parole, titoli di giornali, trasmissioni tv, messaggi social, soltanto per idolatrare, più di quanto non sia stato fatto in vita, un ricco, viziato e drogato del pallone come Maradona. Quanti 60enni, padri di famiglia, per niente ricchi, né viziati, né drogati, e mai baciati da quei sindacali 15 minuti di celebrità muoiono ogni giorno nell'anonimato? Tanti, è vero. E ci scusiamo se anche noi, facciamo ancora pressing sulla memoria e sul cuore di cuoio per dedicare un ultimo pensiero al più grande genio, visto in campo in più di un secolo di storia del calcio. Cento anni di gratitudine allora a quest'uomo, che, con la sua ultima finta di corpo ha unito il mondo intero, nel ricordo e l'affetto condiviso per l'idolo. Resterà per sempre il Diego di noi ragazzi di ieri, e anche di quelli di domani. Sì perché a Buenos Aires, davanti alla Casa Rosada, a rendergli l'ultimo omaggio sono arrivati, mano nella mano, nonni, padri e figli. «Diego es familia. Diego es pueblo», hanno urlato e pianto tutti insieme, hanno pregato come a Napoli, al San Paolo, hanno cantato e poi si sono anche arrabbiati: hanno dato la colpa ai medici che non avrebbero curato bene Maradona. Si sono scontrati con la polizia. E' il giusto finale del film della vita de El Diego, che ha giocato e vissuto sempre su una zolla sottile, sopra alla follia. E anche per tutto questo, qualcosa rimane, qualcosa resterà. Da lassù Maradona farà ancora gol per quelli che l'hanno amato sinceramente. E' quello che spera, anzi implora, Pietro Puzone. Nel Napoli, Pietro è stato compagno di squadra di Maradona, il primo amico napoletano di Diego. Erano due scugnizzi impazziti su una Ritmo blu per i vicoli di Napoli. Ha dissipato un talento Pietro, e come Diego - che non lo ha mai dimenticato - ha perso la sua partita contro le dipendenze, ha perso tutto. Sta male adesso Puzone, è reduce da un'operazione delicata allo stomaco e chiede «Aiuto!». Avvenire nelle scorse settimane ha raccolto il suo sos e lo ha rilanciato a Assocalciatori, Figc e Coni nella persona del presidente Giovanni Malagò che è forse l'uomo di sport più sensibile a queste problematiche, come ha dimostrato a più riprese occupandosi della palestra di Gianni Maddaloni a Scampia. C'è un filo di speranza, che ha sempre il 10 sulle spalle, e che va dalla Scampia ferita e affamata ma che resiste a tutto, fino ad Acerra dove vive, anzi sopravvive Puzone. Ma ci sono tanti calciatori che una volta appese le scarpe a qualche tipo di muro sono passati dalla condizione di uomo in più alla nutrita formazione degli uomini persi. E Puzone oggi si sente come Maradona quando disse: «Io ho sbagliato e ho pagato, ma "la pelota no se mancha". Il pallone non si sporca».
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