De André a “33 Giri” un racconto inedito
giovedì 20 febbraio 2020
Fabrizio De André avrebbe compiuto ottant'anni due giorni fa, essendo nato a Genova il 18 febbraio 1940. Purtroppo è morto molto prima, l'11 gennaio 1999 a Milano. La breve vita non gli ha però impedito di lasciare una grande eredità in termini musicali. Tra l'altro è uno dei pochi cantautori che continua ad attraversare le generazioni: piace ai nonni e ai genitori che lo hanno conosciuto e anche ai figli e ai nipoti che magari sono nati in questo millennio. Bene, pertanto, ha fatto Sky Arte a celebrare martedì in prima serata l'ottantesimo anniversario della nascita del cantautore genovese con uno speciale del format 33 Giri - Italian Masters, dedicato ai migliori dischi della musica italiana incisi da altrettanti cantautori: da Lucio Dalla a Fabrizio De André, appunto, a cui era già stata dedicata in passato una puntata su Creuza de ma, mentre quest'ultima ha sviscerato Le nuvole, uno degli album più recenti, che contiene brani popolari come Don Raffaé, analizzato nei minimi particolari dal fonico che lo registrò, Maurizio Camagna, e dal coautore e arrangiatore Mauro Pagani. Insieme, di fronte ai mille tasti del mixer con la multitraccia originale, li abbiamo visti selezionare le parti strumentali e le voci facendone apprezzare tutti i dettagli. Una scomposizione a cui, a parte, ha partecipato anche Rocco Tanica con le sue tastiere, presentandosi in versione seria e ben diversa da quella che simpaticamente abbiamo conosciuto negli ultimi tempi. In realtà, Tanica, appena ventenne, si trovò a lavorare al grande progetto di De André dando un suo preciso apporto nelle parti orchestrali e in alcune linee melodiche. A contestualizzare il tutto ci ha poi pensato il discografico e curatore del programma, Stefano Senardi. Mentre nella parte conclusiva dello speciale è intervenuto anche Gabriele Salvatores, regista del videoclip a suo tempo dedicato alla celebre La Domenica delle Salme. Ma il bello di questo programma, assieme a qualche live di Pagani davvero coinvolgente, resta quella scomposizione dei brani di cui si diceva, che permette un riascolto esclusivo e fa capire quanto lavoro, quanto studio e quanta dedizione ci siano dietro a una canzone prima di diventare degna di questa nome.
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