Dallo «Stabat mater» al «Sepolcro» la grande fede in musica di Pergolesi
domenica 13 marzo 2011
Sembrerebbe concepita assecondando una sapiente regia teatrale la successione dei brani proposti nel disco realizzato dall'Akademie für Alte Musik Berlin, in un crescendo che si gioca sul piano musicale ed emotivo attraverso una scelta calibrata per ottenere il progressivo coinvolgimento dell'ascoltatore, chiamato a immergersi in un clima di riflessione e raccoglimento (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale).
Il cuore del progetto è dedicato alla musica sacra di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), incorniciata da due suggestive pagine strumentali "a tema". L'album si apre infatti con la Sinfonia al Santo Sepolcro RV 169 di Antonio Vivaldi (1678-1741), scritta con ogni probabilità intorno al 1730 per il servizio liturgico della Settimana Santa nella Cappella della Pietà a Venezia; il breve Salve Regina in do minore a due voci di Pergolesi brucia in poche battute il fremito di una spontanea devozione, subito seguito dal Concerto n. 6 che chiude l'opera VII di Pietro Antonio Locatelli (1695-1764), una sorta di cantata senza testo suddivisa in una sequenza ideale di arie e recitativi emblematicamente intitolata «Il Pianto di Arianna» per il suo carattere di struggente intensità espressiva.
In chiusura il meraviglioso Stabat Mater pergolesiano, immortale capolavoro che rappresenta il canto del cigno del compositore di Jesi. Al centro della scena in cui si canta il dolore della Vergine di fronte al Figlio crocifisso troviamo una coppia di interpreti dalla tecnica sopraffina, il giovane soprano Anna Prohaska e il mezzosoprano Bernarda Fink; la prima attraverso un approccio maggiormente teatrale, la seconda con piglio più drammatico, le due artiste si addentrano con evidente partecipazione nel groviglio di sentimenti controversi che animano la partitura; tra sofferenza e dolcezza, consolazione e pietà, angoscia e serenità, il lungo tour de force canoro asseconda una crescente tensione, ottenuta mediante il continuo contrasto tra i diversi piani di lettura, la varietà della scrittura e la vivacità dell'impianto ritmico, per poi culminare nell'invocazione di fiducioso abbandono del grandioso "Amen" finale, sigillo supremo posto su una delle più autentiche e vibranti testimonianze di musica assoluta.
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