Dalla vendemmia di quest'anno ci si aspetta poco vino, ma buono
domenica 10 settembre 2017
Poco vino ma abbastanza buono. Il succo della vendemmia italiana 2017 – detto in parole semplici – potrebbe essere questo. Con tutte le diversificazioni del caso, soprattutto dovute ad un clima pazzo e alle naturali differenze di territorio che, parlando di uva e vini in generale, acquistano significati importanti e particolari.
Dopo quanto detto in agosto da Assoenologi (che aveva stimato un taglio del 35-40% della produzione)l, a fornire indicazioni più precise sono state l'Unione Italiana Vini e l'Ismea. Confermato il taglio, anche se probabilmente in misura minore.
Attualmente il calo produttivo previsto si aggira attorno al 26%. Ciò nonostante, l'Italia vitivinicola dovrebbe arrivare ad una produzione sopra i 40 milioni di ettolitri: sarebbe così confermato il primato produttivo mondiale del nostro Paese davanti a Spagna (38,4 milioni di ettolitri) e Francia (37,2 milioni). Gli addetti ai lavori indicano quanto sta accadendo come «una vendemmia decisamente complessa». E si rifanno addirittura e con ragione ai «cambiamenti climatici su scala globale» che sono arrivati ad incidere anche sulle pratiche e sui risultati delle singole aziende e dei diversi territori. Tutti mettono comunque le mani avanti: il bizzoso clima potrebbe ancora riservare qualche sorpresa.
Rimangono comunque alcuni dati certi. Come il fatto che da diversi anni la vitivinicoltura nazionale stia dando buone soddisfazioni ai produttori. Ismea ha indicato anche per il 2017 una crescita tendenziale delle esportazioni in termini di quantità e valore pari al 6%. In questo modo, c'è la possibilità di raggiungere la soglia di vendite all'estero per un valore di sei miliardi di euro. Ciò che poi conta è anche la riconoscibilità del prodotto nel mondo e quindi il suo consolidamento sui mercati esteri. Si tratta naturalmente di traguardi che vanno consolidati e difesi. Le posizioni di mercato del vino italiano – un po' come quelle di alcuni altri prodotti agroalimentari nostrani –, fanno gola a molti che, in alcuni casi, possono anche mettere in campo azioni di concorrenza sleale pur di sfruttare il buon nome delle nostro produzioni. È per questo che, in ogni occasione, il richiamo dei più attenti è sempre lo stesso: rafforzare le filiere di produzione e l'innovazione tecnologica e commerciale per dare ancora più competitività al settore. Con un occhio attento ai prezzi e ai costi di produzione così come alle tipologie di prodotto e quindi ai mercati di riferimento, come hanno ben spiegato i tecnici di Winenews: «Di certo quest'anno produrre vino costerà di più, e la competizione sui prezzi sarà più forte».
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