Dai «Canti biblici» allo «Stabat Mater» in tre dvd la fede di Antonin Dvoràk
domenica 20 novembre 2011
Si intitola semplicemente Sacred Music il cofanetto di tre Dvd che l'etichetta tedesca Arthaus (distribuita in Italia da Ducale) ha dedicato alle grandi opere sacre di Antonín Dvoràk (1841-1904); uno scrigno prezioso che raccoglie documenti di estrema importanza dal punto di vista storico, artistico e culturale, ma che acquistano un significato compiuto solo se ricondotti alla comune impronta dell'autentico sentimento religioso con cui il compositore ceco ha contrassegnato la sua intera traiettoria creativa.
Vi troviamo riunite tre registrazioni video realizzate dal vivo in altrettanti concerti tenuti nel 1993 presso la Alte Oper di Francoforte; differenti i direttori (tutti e tre rigorosamente cechi), il comune denominatore è rappresentato dalle gloriose compagini della Prague Symphony Orchestra & Choir, sigillo di garanzia e di continuità nel segno della più alta tradizione musicale mitteleuropea.
Alla bacchetta di Jirí Belohlávek e al timbro ambrato del mezzosoprano Eva Randová spetta il compito di proporre una selezione dai sorprendenti Canti biblici op. 99, adattamenti musicali di alcuni salmi in lingua slava (qui purtroppo senza accompagnamento di alcun sottotitolo, neppure in inglese) che si dimostrano carichi di una straordinaria intensità espressiva; cambiano i cantanti solisti (il soprano Lívia Ághová e il baritono Ivan Kusnjer) ma non la sostanza, e nel Te Deum op. 103 risplende in tutto il suo fulgore il variopinto affresco di luci e suoni che riveste l'inno di ringraziamento per eccellenza.
Petr Altrichter guida invece una palpitante lettura del maestoso Requiem op. 89, affiancato da un eccellente quartetto vocale (con il grande soprano Lucia Popp in splendida evidenza) che conferisce spessore teatrale alla partitura senza peraltro perdere mai di vista il portato di sacralità liturgica che la caratterizza.
Chiusura in bellezza affidata a Libor Pešek e all'emozionante Stabat Mater op. 58, capolavoro assoluto qui riportato nell'alveo di una sequenza di movimenti lenti traboccanti di pathos e tormento, ma sempre riferiti a una lucida visione d'insieme riconducibile alla testimonianza di fede di un artista che nel disegno insondabile del Mistero vede riflessa una luminosa prospettiva di salvezza.
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