Se non fosse stato per la vivace e faconda, ancorché «spuntata», penna di Lucia Graziano ( tinyurl.com/y46mhle5 ) sarei arrivato alla mia non più verde età ignorando due cose. La prima: nei manuali dei confessori di una volta il bacio sulla bocca che ci si scambia con la persona desiderata si chiama «bacio colombino»; la seconda: tale bacio, essendo da annoverare tra gli atti sessuali, viene dagli stessi manuali considerato peccaminoso se al di fuori del matrimonio sacramentale. Lascio ai lettori il divertimento, davvero grande, di farsi guidare da «Una penna spuntata» alle origini di questa espressione fino ad Agostino, il quale l'associa – sintesi mia – all'agape e non all'eros. Lanciando poi, come ripetutamente suggerisce la stessa Graziano, questa espressione sui motori di ricerca, apprezzeranno la persistenza, in ambienti religiosi, della sua connotazione erotica e delle domande sulla sua liceità. Ho istintivamente collegato tutto quanto letto nel post, che risale a circa due anni fa, ma che è stato richiamato ieri in occasione della "giornata mondiale del bacio", a "Pretty Woman", che Rai 1 ha proposto lunedì scorso in prima serata per la 26esima volta con la consueta resa di audience (3.303mila spettatori) e share (17,35%).
Nel film – lo preciso per chi eventualmente non ne fosse un cultore – la protagonista Vivian Ward (Julia Roberts), che fa la prostituta, non prevede il «bacio colombino» fra le effusioni comprese nel pur alto prezzo che contratta con il cliente Edward Lewis (Richard Gere), riservandolo invece all'uomo di cui si innamorerà (lo stesso Edward, corrisposta). Dunque: cambia, e radicalmente, la prospettiva, allorché ci si sposta da sant'Agostino, ai confessori dell'Ottocento, agli sceneggiatori di Hollywood di fine Novecento, ma il «bacio colombino» rimane a presidiare un confine: tra l'appartenenza o meno alla comunità cristiana; tra le espressioni dell'attrazione amorosa dentro e fuori dal matrimonio; tra il sesso a pagamento e l'innamoramento.