Da Lesbo: nella storia più forte tante altre storie di prossimità
mercoledì 20 aprile 2016
Amoris laetitia e visita a Lesbo. In una settimana, un lungo percorso di collegialità e un altrettanto lungo percorso di prossimità di Francesco (datano al 2013 sia il viaggio a Lampedusa sia, tre mesi dopo, l'annuncio del Sinodo straordinario sulla famiglia) hanno varcato due soglie di grande significato, che l'opinione pubblica ha accolto con pari attenzione, se è vero che, pur così vicini tra loro, i due eventi hanno attratto ogni volta il 40 per cento delle notizie religiose digitali. Dentro la storia principale, il gesto rivolto ai profughi e ai migranti ha consentito una quantità di sottolineature, di storie piccole e grandi da raccontare e commentare.La più lieve (ma non leggera): le hostess che, aspettando di riaccompagnare il Papa a Roma, si scambiano le foto e l'emozione che il lavoro ha riservato loro in quel lungo sabato. L'ha raccontata Alessandro Notarnicola sul suo blog “Dentro le mura” ( http://tinyurl.com/hask4qk ). La più personale: il Papa che, al ritorno, definisce «troppo forte» per lui la giornata appena trascorsa, dopo che, all'andata, ne aveva presentito la tristezza. Lo sottolinea bene Luigi Accattoli ( http://tinyurl.com/gqcbenn ), che vede in queste parole la debolezza dei giorni dei cristiani.La più istituzionale: la firma di una «dichiarazione congiunta», presenza abituale in ogni incontro ecumenico ad alto livello, ma che una volta tanto non pare aver bisogno di particolari esercizi interpretativi. La più forte e, inevitabilmente, la più discussa: la decisione di Francesco di portare con sé, per accoglierle in Vaticano, tre famiglie di profughi dalla Siria. Non poteva saperlo, Gioba, quando ha postato sul blog la sua vignetta settimanale ( http://tinyurl.com/zwhts6r ). Ma ha ugualmente colto il cuore della faccenda. Si vede infatti un Gesù che ha indossato il giubbotto salvagente. «Dove vai?», gli chiede un angelo. «A Lesbo, oggi il Papa viene a trovarci...».
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