
Domenica di Pentecoste – Anno C
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Se lo sapessimo davvero, se lo avvertissimo sempre presente e vivo accanto a noi, a soffiarci dentro forza e coraggio, a calmare la nostra angoscia, a carezzare le nostre ferite: il Consolatore, me lo immagino così, chino su di me a sussurrarmi parole di tenerezza, come quelle di una mamma che rialza il suo bimbo caduto, e che soffia sul ginocchio sbucciato dicendo: “Vieni, piccolo mio, ci sono qua io.” E che mi abbraccia. Allora sì che mi sento sicuro e al riparo, anche se il ginocchio mi fa un po’ male: quel graffio di dolore sfuma nel sentirmi amato. Invece ce ne ricordiamo solo oggi, e giusto solo per un paio d’ore, che esiste Qualcuno “con noi per sempre”: un resto di cielo che non abbandona, un lembo di Dio che ci protegge. Mette solo una condizione Gesù: “Se mi amate…” e lo dice ai suoi che lo avevano tradito, che non erano stati capaci di vegliare con Lui nel Getsemani, che se ne erano scappati impauriti dopo la sua morte. L’amore fa così, ricomincia sempre. Ricomincia daccapo, nonostante tutte le delusioni e i fallimenti. L’Amore rilancia l’amore, lo rende ancora possibile, sempre, in un circolo infinito, in una torsione che dilata i cuori e li espande, affinché, quegli stessi cuori, possano riconoscere la tenerezza dell’essere amati.
Lo Spirito che ci promette oggi Gesù viene ad insegnarci le infinite occasioni dell’amore, le sue inesauribili forme, la sua vita incessante, che lascia sorpresi, sbalorditi. Come gli apostoli a bocca aperta, travolti da quel fiume straripante di vita che è il loro Maestro.
E io oggi vorrei pregarlo così: Vieni Spirito, e fa’ che ogni vento contrario, così come per gli uccelli del cielo, ci serva per alzarci in volo e andare più in alto. Vieni a riportarci ad abitare la vita senza chiederci come, dove, perché. Vieni ad insegnarci che l’amore non ha un posto, ma è un modo di vivere. Vieni a riconciliare l’eternità e la fragilità, ad accogliere i nostri giorni e impastarli come il pane e a spingere il nostro cuore come fosse una vela. E con il tuo soffio facci respirare la tenerezza di Dio anche quando la vita ci appare impossibile e la terra può sembrarci un ventre invecchiato e sterile: resta con noi sempre, in cambio di questo povero e sbrindellato nostro amore.
(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14,15-16.23-26)
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