Coldiretti presenta al Vinitaly le novità 2.0 per conquistare l'estero
domenica 9 aprile 2017
Fermo o frizzante, rosso o bianco (ma anche rosato), comunque buono per definizione e in ogni caso miliardario. Sono i tratti salienti del vino italiano che a Verona farà bella mostra in migliaia di bottiglie e di etichette. È il Vinitaly quello che si apre oggi, ovvero la finestra sul mondo della vitivinicoltura nostrana (ma anche un po' straniera) che fino al 12 prossimo raccoglierà il meglio di uno dei comparti che continuano a far parlare bene ovunque del cosiddetto made in Italy. Avviene da oltre 50 anni è accadrà anche questa volta. A dimostrare che abbiamo ragione ad essere orgogliosi dei nostri vini stanno alcuni numeri.
La struttura del comparto vinicolo italiano nel 2016 conta 310.428 aziende agricole e 645.800 ettari complessivi, 47.400 sono le aziende vinificatrici; la produzione è stimata pari a 50 milioni di ettolitri un traguardo che ci ha posto per il secondo anno consecutivo in testa alla graduatoria mondiale dei produttori. Il fatturato 2016 franco cantina delle attività afferenti al settore (vino, mosti ecc.) è stimato pari a 12,8 miliardi di euro: un giro d'affari al quale contribuiscono oltre ai vini comuni anche 75 DOCG, 344 DOC e 118 IGT. Abbiamo fra le mani un patrimonio di storia, tradizioni, ambiente oltre che evidentemente economico. Che naturalmente non va disperso ma fatto crescere. Guardando soprattutto alle esportazioni ma anche alle nuove tecnologie oltre che ai moderni canali di commercializzazione.
Per questo, per esempio, Coldiretti ha lanciato la stagione delle novità del vino 2.0 con cui – spiegano –, i produttori italiani si preparano a conquistare i mercati internazionali nel 2017. A Verona ci saranno così le innovazioni dei viticoltori italiani, dall'arrivo di nuovi prodotti esclusivi alle idee creative per utilizzi alternativi, dalle tecniche di produzione e invecchiamento non tradizionali alle esperienze più originali nell'imbottigliamento e nell'etichettatura. Ed è per questo, poi, che il Ministero dell'agricoltura ha basato la sua presenza a Verona su tre punti: ricerca, innovazione, semplificazione. Senza dimenticare il ruolo della grande distribuzione organizzata che, secondo un'indagine IRI, nei primi due mesi dell'anno ha visto crescere le vendite di vini DOC del 4,9%. E senza ovviamente dimenticare la necessità di esportare. Brexit e Donald Trump permettendo. Nel 2016 comunque le vendite all'estero sono arrivate a 5,6 miliardi (+4,3%). Per questo, le politiche nazionali di promozione guardano a Usa e Cina. Basta poco per capire: queste due aree rappresentano per i nostri vini un mercato che sfiora da solo i due miliardi di euro.
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