Clementine soffrono, i fiori invece sorridono
domenica 3 novembre 2019
Clementine in sofferenza, fiori in buone condizioni. L'istantanea della situazione del comparto agricolo in queste settimane, passa anche per due dei mercati tipici di questo periodo: quello dell'agrumicoltura da un lato e quello della floricoltura dall'altro. Prodotti diversi, accomunati dalle stesse determinanti che ne fissano il prezzo: il clima e la domanda e quindi le condizioni di mercato, che spesso vengono influenzate in maniera abnorme dalle speculazioni. È stato l'andamento climatico ciò che ha ridotto quest'anno la produzione italiana di clementine. Il caldo anomalo che si è registrato in particolare nel mese di giugno – fa notare Confagricoltura – ha determinato una diminuzione dei raccolti con punte del 30% rispetto alla precedente annata. Meno raccolto, quindi, che tuttavia non sta provocando una crescita dei prezzi. In alcuni casi le clementine sono poste in vendita a prezzi inferiori a quelli che sarebbero giustificati dal normale gioco della domanda e dell'offerta. Questione di speculazioni e di scarsa valorizzazione di un prodotto che, invece, potrebbe avere ben altri spazi di mercato. Meglio, pare, vada invece per la floricoltura. L'associazione dei Florovivaisti Italiani, che fa capo a Cia Agricoltori Italiani, stima che in questi giorni quasi 8 milioni di italiani compreranno fiori. Secondo questa associazione, l'annata per la produzione di crisantemi è stata positiva e i prezzi in linea con il 2018. Sul mercato dei fiori è prevista – dice poi la Coldiretti – una sostanziale stabilità dei prezzi nonostante da una minore disponibilità di prodotto. Già, perché anche per i fiori il clima ha contato molto, provocando difficoltà nella fioritura come conseguenza delle elevate temperature e della forte luminosità delle ultime settimane. Proprio il gioco fra disponibilità di prodotto, livello dei prezzi e speculazioni, fa però lanciare un allarme da parte di Coldiretti che spiega: «Per evitare di cadere nelle trappole del mercato e non alimentare l'illegalità è meglio evitare venditori improvvisati e preferire l'acquisto, se possibile, direttamente dai produttori». Indicazione – quella di fare attenzione a dove si effettuano gli acquisti oltre che alla provenienza del prodotto –, che vale, in fine dei conti, un po' per tutto l'agroalimentare. Il problema, infatti, non sta solo nel prezzo d'acquisto, ma anche nella qualità del prodotto e, quindi, nella sua provenienza.
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