Christina, che insegna a nuotare alle ragazze
giovedì 6 gennaio 2022

Il 26 dicembre 2004 guardava attonita al televisore le immagini dell'immenso tsunami che devastava le coste di diversi Paesi asiatici. L'inglese Christina Fonfe, insegnante di nuoto, ebbe un'illuminazione. Se avessero saputo stare a galla e respirare in acqua, alcune o forse tante di quelle centinaia di migliaia di vittime avrebbero potuto salvarsi. Si disse che doveva fare qualcosa. Lesse le statistiche sulle vittime: l'80% erano donne e bambini e capì cos'era quel "qualcosa".

Dal 2005 ad oggi, con lo Sri Lanka Women's Swimming Project Christina Fonfe ha insegnato a nuotare a 8mila ragazze, prima nella fatiscente vasca di una piantagione di cocco a Weligama, poi viaggiando lungo la costa meridionale del Paese, tra Weligama e Galle, e infine, supportata dall'ambasciata britannica con una piscina in tessuto portatile di 12 metri che garantiva maggiore flessibilità al progetto.

Christina Fonfe

Christina Fonfe - .

«Ho sempre pensato che saper nuotare non è un lusso, ma una abilità necessaria per la vita. E quanto questo sia vero l'ho visto in Sri Lanka – racconta Christina ad Avvenire –. Quando sono arrivata non si trovavano nemmeno i costumi da bagno e alle ragazze serviva il permesso di un uomo di famiglia per partecipare ai miei corsi. Ancora oggi, quotidianamente annegano 3 persone, e sono soprattutto donne, perché le femmine non vengono incoraggiate ad imparare a nuotare, al di fuori degli ambienti più ricchi della capitale Colombo. Nei villaggi le bambine continuano ad annegare perché non sanno a quali rischi si sottopongono quando si buttano in un fiume per rinfrescarsi. Ecco, io ho ridotto questo rischio per 8 mila donne».

Per 17 anni Christina ha impartito lezioni gratuite di nuoto, autofinanziandosi con corsi estivi nella sua scuola in Gran Bretagna. Grazie a piccole donazioni ha retribuito alcune delle più dotate allieve, diventate a loro volta insegnanti. «Nel 2005, quando andai in Sri Lanka per la prima volta, i miei 4 figli, già grandi, mi dissero: vai a salvare il mondo. Nel 2011, con la rendita della nostra casa a Londra e la pensione di mio marito da ufficiale dell'Aeronautica inglese abbiamo affittato in Sri Lanka una proprietà con una piscina, dove ho continuato a insegnare nuoto».

Ora Christina ha 73 anni, a causa del Covid che ha rallentato le attività da qualche mese è rientrata in Inghilterra con il marito, lasciando nel Paese asiatico un volontario olandese e un altro italiano a proseguire il suo progetto. Tre mesi l'anno torna in Sri Lanka per esaminare chi ha il livello giusto per ottenere il diploma di insegnante di nuoto.

«La mia soddisfazione più grande? Sapere che ho cambiato molte vite insegnando a stare in acqua in sicurezza e a nuotare. È stato bellissimo vedere queste ragazze entrare in piscina timide e spaventate come topolini, e poi nell'arco di poco tempo emergerne come farfalle, trovando nel nuoto divertimento, esercizio fisico, autostima e grazie a questa competenza guadagnare considerazione nel villaggio e nella famiglia, e in molti casi anche facendo diventare il nuoto un lavoro».

Per molte allieve il corso con Christina è stato un passaporto per una vita migliore. Come Sanduni, la cui famiglia nello tsumani perse tutte le coltivazioni e che ora è istruttrice di nuoto per l'esercito degli Emirati Arabi Uniti. Bracciata dopo bracciata, Sanduni è andata lontano.

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