Capuozzo fa il punto sull'immigrazione
mercoledì 12 aprile 2017
Nella giornata in cui, lunedì 10 aprile, l'informazione dei tg ha dato patetiche prove di sé con gli inviati con le calosce negli acquitrini della piana tra Ferrara e Bologna a caccia di Igor il russo (qualcuno ha persino scoperto che nelle paludi c'è l'acqua), Toni Capuozzo, giornalista e inviato di lungo corso, ci ha proposto, sia pure a tarda notte (di fatto il giorno dopo), un'inchiesta vecchio stampo. Rispetto a chi è cresciuto con i film di Rambo, tanto da ipotizzare che prima o poi Igor avrà bisogno di acqua e pertanto si avvicinerà alla palude, Capuozzo è tornato («da vecchio») nei luoghi della propria infanzia («assediato dai ricordi») per capire l'immigrazione oggi. Lui, che da figlio di padre immigrato (il cognome tradisce l'origine partenopea), ha vissuto in quel di Udine l'esperienza sulla propria pelle («Uno deve partire da se stesso»). Ecco allora che il suo Terra! diventa, con un pizzico di autoironia, Casa Capuozzo, là «dove la tua storia inizia», come riporta la tavoletta di legno regalata a suo tempo dall'operatore di fiducia, Salvo La Barbera, che ancora l'accompagna in questo viaggio nel mondo delle migrazioni (quattro puntate su Rete 4 il lunedì a mezzanotte e mezzo, ma la prima, lunedì scorso, è iniziata pure dopo, mentre la prossima è in programma il 24 aprile). In Casa Capuozzo c'è anche una piastrella che il padre di Toni attaccò al muro appena arrivato in Friuli e che lui, ora, ha regalato alla figlia. C'è impressa la famosa frase in napoletano «Caà nisciuno è fesso», che diventa anche la chiave interpretativa dell'inchiesta. Capuozzo ha così evitato accuratamente i politici per far parlare gli immigrati e le gente dei paesi dove sono accolti. Il risultato è che l'integrazione non funziona: «E se non funziona in Friuli dove tutto funziona come può funzionare altrove?». Capuozzo dà atto che in molti si sono dati da fare, ma il fenomeno è stato subito più che gestito: «Un fallimento annunciato dietro l'ipocrisia dei discorsi nel deserto delle strategie». Insomma, un'inchiesta dura, senza buonismi, comunque seria e sul campo, immagine di una parte almeno di una realtà molto complessa. Forse qualche voce in più da parte del volontariato, magari anche di quello cattolico, non ci sarebbe stata male. Confidiamo nelle prossime puntate. Intanto, a fronte degli inviati con le calosce, ben venga Capuozzo.
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