Alimentare, fiducia al ribasso
sabato 10 novembre 2012
Meglio di prima ma senza entusiasmo. Per l'industria alimentare italiana potrebbe essere definito così il terzo trimestre 2012: meglio del precedente ma ancora «complesso». Un eufemismo per dire che le industrie di trasformazione intravedono qualche miglioramento, ma sono ancora alle prese con i problemi della crisi e dell'abbattimento dei consumi. A preoccupare è soprattutto l'andamento degli ordini, che risulta in netto peggioramento rispetto a un anno fa.A dirlo è l'Ismea nella sua consueta indagine trimestrale sul clima di fiducia degli imprenditori alimentari industriali e commerciali, che delinea una sorta di andamento a due velocità del comparto. «A fronte di una domanda interna piuttosto debole - commenta l'Istituto - sono state le commesse estere a fare da traino alla produzione industriale. Le ultime stime indicano, a questo proposito, una progressione delle esportazioni di prodotti agroalimentari di quasi il 6% per il 2012, grazie in particolare al contributo dei Paesi esterni all'area euro». Certo, per quanto riguarda l'industria occorre guardare dentro il dato complessivo. Più favorevoli, per esempio, risultano i giudizi espressi dall'industria dei prodotti da forno e dolciaria e degli elaborati a base di carne, dal segmento della mangimistica e dai settori dell'olio e del vino. In tutti questi comparti l'indicatore della fiducia elaborato dall'Ismea è risultato essere positivo. Ma il dato generale rimane quello di prima per effetto delle brutte prestazioni di comparti chiave come quello delle carni rosse e lattiero-caseario.Brutte notizie, poi, dal fronte della distribuzione. L'indagine analoga che l'Istituto conduce presso un gruppo di 200 operatori rappresentativi della Grande distribuzione alimentare conferma, infatti, ancor più che nell'industria, una prevalenza di giudizi negativi e in ulteriore peggioramento rispetto al trimestre precedente. «A pesare sugli umori delle imprese - dice ancora l'Ismea - sono le vendite, il cui andamento negativo si protrae ormai dal primo trimestre 2011, e le attese di vendita che risultano fortemente ridimensionate su base trimestrale e annua, nonostante l'approssimarsi delle festività natalizie». In questo caso, a livello geografico, la congiuntura del terzo trimestre 2012 è risultata negativa in tutte le aree, in particolare quelle del Nord, che hanno accusato pesanti cali delle vendite. E a farne le spese pare siano proprio i punti di vendita più piccoli.A questo punto che fare? Certamente le soluzioni istantanee non esistono. Alla base del clima di fiducia ancora al ribasso c'è, come è ovvio, la situazione generale dell'economia che stenta ancora a trovare una strada di ripresa definita. A far ben sperare, tuttavia, c'è il timido cambio di rotta degli indici rispetto a quelli precedenti, ma anche la vitalità dell'agricoltura che potrebbe, forse, riflettersi sul resto della catena alimentare dai campi alle tavole.
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