Alessandra e il canto silenzioso delle campionesse
mercoledì 2 agosto 2017
Le estati post-olimpiche, quelle degli anni con cifra finale dispari, sono le più complicate per i veri sport addicted, quei tifosi che non riescono a fare a meno dei grandi eventi, di qualunque sport si tratti. Spesso in queste estati apparentemente orfane di emozioni prendono spazio sport che, con orribile definizione, si descrivono come “minori” e riescono, finalmente, a far parlare di sé. Così, incastonati fra la maglia gialla di Aru al Tour de France e la doppietta della Ferrari nel Gran Premio di F1 a Budapest, ci siamo goduti una vera e propria abbuffata di medaglie provenienti da scherma, nuoto, tiro a volo, mondiali paralimpici di atletica leggera, campionati europei giovanili di pallavolo e dall'Eyof (acronimo che significa European Youth Olympic Festival), vera e propria kermesse olimpica della gioventù europea.
Virtualmente capitanati dall'intramontabile Federica Pellegrini, abbiamo avuto modo di conoscere ragazzi e ragazze che porteranno in alto la nostra bandiera in occasione dei prossimi Giochi Olimpici e Paralimpici in programma a Tokyo, fra tre anni. Tuttavia, c'è stata un'emozione che si è diffusa in maniera “virale”. Un momento rimbalzato fra migliaia di click e visualizzazioni e che ci ha fatto letteralmente trattenere il fiato. L'occasione? Una di quelle manifestazioni sportive che, se andassero in competizione con i grandi eventi classici, sarebbero cannibalizzate e destinate a poche righe di cronaca. Si tratta dei “Giochi Olimpici silenziosi”, delicatissima definizione per descrivere una manifestazione multi-sportiva per atleti sordi. Questi Giochi hanno una lunga e gloriosa tradizione: dal 1924, l'esordio a Parigi, alla 23esima edizione a Samsun, in Turchia. Due edizioni si disputarono in Italia (Milano, 1957 e Roma, 2001) e, siate onesti, alzi la mano chi se lo ricordava.
Quest'anno, tuttavia, è successo qualcosa di speciale. Le nostre pallavoliste erano guidate dal coach Alessandra Campedelli, che normalmente allena ragazzi talentuosi di club della nostra serie A. Ma Alessandra, oltre alle competenze pallavolistiche, possiede una sensibilità speciale: è mamma di Riccardo, un ragazzo che non sente, e che con lei condivide la passione del volley. Coach Campedelli ha guidato dalla panchina ragazze, praticamente tutte dilettanti, fino alla vittoria della medaglia d'argento, fermate solo in finale da un Giappone davvero inavvicinabile. Il successo sportivo naturalmente basterebbe da solo, ma magicamente queste ragazze silenziose sono diventate vere e proprie star di internet. L'hanno fatto grazie a un'interpretazione dell'Inno di Mameli, con la lingua dei segni, che ha commosso. È impossibile (e sarebbe ingiusto) descriverla.
Andate a cercare sulla rete questa performance che ha stregato Laura Boldrini come Roberto Saviano. Troverete dodici ragazze che meritano il loro nome scritto qui per esteso: Alice Tomat, Ilaria Galbusera, Claudia Gennaro, Valentina Broggi, Luana Martone, Alice Calcagni, Silvia Bennardo, Federica Biasin, Vanessa Caboni, Clara Casini, Simona Brandani e Federica Bruni. Troverete un piano sequenza che le inquadra, come sempre, nel momento dell'inno. Tuttavia dato che queste ragazze l'inno non lo possono ascoltare, come in una magica coreografia guidata dalla panchina, “cantano” il nostro inno con dei gesti leggeri, delicati, armonici. Lo abbiamo visto mille volte quel piano sequenza trovandoci un po' di tutto: volti di sportivi che l'inno non lo cantano, altri che lo urlano a squarciagola, alcuni che sembrano indifferenti, altri perfino un po' troppo teatrali.
Guardare quelle ragazze, invece, ci zittisce facendoci atterrare in un mondo dove il silenzio diventa un regalo prezioso, fatto proprio a noi. Il risultato è come camminare nella neve fresca o nuotare nel mare pulito. Una lezione magistrale sulla differenza fra l'ascoltare e il sentire.
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