martedì 23 luglio 2002
 A  quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu, o Dio, non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, tocca a noi difendere fino all"ultimo la tua casa in noi.Etty Hillesum era una giovane donna ebrea, deportata ad Auschwitz e là uccisa dai nazisti. Di lei è rimasto uno straordinario Diario 1941-43, edito da Adelphi nel 1996, testimonianza di un"intelligenza e di una spiritualità originalissime e intense. Queste poche righe che oggi proponiamo, pur nella loro paradossalità, sono illuminanti. Dio in Gesù Cristo uomo si è fatto debole, sofferente, impotente, schiavo (è san Paolo stesso a ricordarcelo sovente). Dio in Cristo ha voluto, così, aver bisogno dei suoi fratelli nella carne: tocca a noi scoprirlo nell"affamato, nel malato, nel carcerato, nell"infelice per sostenerlo, aiutarlo, amarlo.Dobbiamo far sì che egli continui a stare con noi, che la sua casa sia tra le nostre, anzi che la sua presenza sia dentro di noi. Etty scriveva ancora: «La mia vita è un ininterrotto ascoltare dentro me stessa e gli altri la voce di Dio. E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale e profonda di me ascolta la parte più essenziale e profonda dell"altro. Dio a Dio». È suggestivo questo dialogo intimo tra l"io e Dio, quest"adorazione-abbraccio che si celebra nell"interiorità profonda dell"anima ove Dio ha preso casa, lasciando l"infinito del suo cielo e la perfezione della sua eternità.
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