Agricoltori e industriali fanno squadra per difendere il made in Italy
domenica 6 maggio 2018
Tutti insieme per difendere il buon nome e soprattutto la qualità e il valore dell'agroalimentare nazionale, al di là degli steccati e dei campanilismi di parte. É il succo dell'iniziativa Filiera Italia che raccoglie agricoltori e industriali insieme e che l'8 maggio a Cibus di Parma (ribalta da sempre del buon agroalimentare nazionale), sarà ufficialmente presentata al mondo. Iniziativa ambiziosa ma doverosa, Filiera Italia viene presentata come una nuova realtà associativa che unisce, per la prima volta, «la produzione agricola e l'industria italiane per far crescere il Paese difendendo l'eccellenza, l'unicità e l'autenticità del modello agroalimentare italiano». Soci promotori sono Coldiretti per i coltivatori e poi Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica) e ancora Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, OL.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni. Si tratta di una lista importante di protagonisti dell'agroalimentare nazionale che promette bene. E che è già una novità proprio perché unisce insieme agricoltori e industriali. Anche se in effetti l'intera filiera agroalimentare comprende a rigore pure il commercio.
Agricoltura e industria comunque appaiono unite per vincere una battaglia che ormai vale miliardi di euro. Basta pensare che le esportazioni agroalimentari per la prima volta hanno superato la soglia dei 40 miliardi di euro e che, però, i falsi prodotti agroalimentari italiani in giro per il mondo valgono a loro volta 60 miliardi di euro. Per questo, probabilmente, come ha spiegato in una nota Coldiretti, la «prima battaglia di Filiera Italia è rivolta alla difesa delle eccellenze nazionali sui mercati esteri». Senza dimenticare la complessità del mercato interno — che pare aver dato segnali di ripresa con un + 3,2% circa secondo Ismea —, e le ripercussioni del clima, che hanno pesato sulla produzione agricola con un taglio del 4,4% del valore aggiunto ma non hanno scalfito più di tanto il clima di fiducia degli operatori (soprattutto industriali). Agroalimentare che si colloca sempre di più in un ambito di rilievo dell'economia italiana, anche dal punto di vista delle dinamiche di produzione e di consumo. Le prime ormai pienamente coscienti della necessità di tutela dell'ambiente così come dell'aggiunta di servizi sempre più nuovi accanto al prodotto: le seconde ormai ben lontane dall'immagine semplice della "mamma che va al mercato" ad acquistare frutta e verdura, ma orientate al cibo visto come molto più di un alimento.
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