La XII Assemblea della Confederazione Latinoamericana dei Religiosi ha riunito in Ecuador le voci di sorelle e fratelli di tutta la regione, dal 1° al 4 maggio 2025. A Quito, città circondata da maestosi vulcani, palazzi coloniali e segnata da una realtà complessa, “El Grito”, opera del pittore ecuadoriano Guayasamín, ha ispirato ai partecipanti a esprimere le grida che lacerano il tessuto sociale di questo tempo, nonché il desiderio di giustizia e solidarietà. Il primo grido si leva dall'instabilità politica ed economica che affligge Haiti, Cuba, Venezuela e Nicaragua. In questi Paesi, l'autoritarismo sta devastando i diritti civili, la corruzione paralizza le istituzioni e la polarizzazione soffoca qualsiasi accenno di dialogo. Nel frattempo, le economie in crisi spingono le popolazioni all'esodo di massa. Chi osa proporre strade diverse si trova ad affrontare risorse precarie e paura crescente. Questa realtà è così complessa e dolorosa che le parole non possono esprimere la sofferenza di questi popoli. Il secondo grido è sollevato dal dramma della migrazione e della rivittimizzazione. Il viaggio di andata e ritorno è diventato un tragico labirinto. Coloro che cercavano dignità al Nord spesso tornano con debiti impagabili e sogni infranti.
Peggio ancora, alcuni vengono espulsi come “criminali” e rimangono intrappolati non nella loro patria, ma nelle prigioni dei Paesi in cui sono stati rimpatriati. Coloro che accompagnano la pastorale dei migranti raccontano ferite profonde, come lo scoraggiamento, la disperazione e persino la poca voglia di vivere, frutto di un intenso dolore umano e psicologico che ricominciare senza un sostegno è quasi impossibile. E come se non bastasse, le reti di trafficanti sfruttano la loro vulnerabilità, incatenandoli a nuove forme di schiavitù e calpestando ogni barlume di speranza. Il terzo grido si leva sulla terra a causa della crisi ambientale e bioculturale che l'America Latina e i Caraibi stanno attraversando. I territori soffrono dell'eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e dell'avanzamento dei megaprogetti, mentre l'arco della biodiversità si restringe. I popoli indigeni, gli afro-discendenti e i contadini subiscono l'invasione delle loro terre, la contaminazione delle loro acque, il deterioramento delle loro foreste e dei loro ecosistemi, nonché la frammentazione della loro saggezza e spiritualità. Ogni fiume che viene arginato, ogni albero che viene abbattuto e ogni lingua che scompare fa male perché racconta la storia di un continente che ha bisogno di ascoltarsi e di guarire. Tuttavia, su queste stesse sponde di dolore, stanno germogliando semi di speranza. Ai margini, i movimenti sociali si indignano per la disuguaglianza; i collettivi di donne gridano la loro ribellione contro ogni forma di violenza; le comunità ecclesiali, ispirate dal magistero di Francesco, dal Sinodo dell'Amazzonia, dalla Conferenza ecclesiale dell'Amazzonia e dal Sinodo della sinodalità, tessono reti di solidarietà con il popolo di Dio. Quì rinasce la profezia del “nascere di nuovo”: una chiamata a unire le forze, ad abbracciare la notte con fiducia e a camminare della mano con Dio verso la trasformazione. Solo a partire da una coraggiosa contemplazione della realtà possiamo servire il Regno e contagiare la dignità fino a farla diventare un'abitudine. In questo contesto, l'incontro notturno tra Gesù e Nicodemo (Gv 3,1-14) diventa l'icona ispiratrice della Vita Religiosa in America Latina e nei Caraibi per il triennio 2025-2028, incoraggiandola ad assumere l'incertezza come opportunità di crescita; ad uscire dalla zona di comfort e ad aprire il cuore alla vulnerabilità. Essere discepoli coraggiosi che cercano Gesù nelle notte, guidati dalla luce della speranza che scaturisce dalla risurrezione. Seguire il Maestro che abita nelle frontiere geografiche e culturali, dove si intrecciano nuove modalità relazionali. Promuovere alleanze intercongregazionali, ecumeniche e interistituzionali e incontri con i movimenti sociali come segno di costruzione del Regno insieme. Dal cuore della notte, essere pronti con l’atteggiamento di una sentinella ad accogliere “le grida della terra e dei popoli” con una lettura profetica che superi il vuoto del rito e scopra in ogni territorio e in ogni storia un segno sacro della presenza di Dio. Promuovere inoltre la conversione integrale della vita religiosa, portandola a rinascere in pratiche di semplicità, discernimento condiviso e strutture orizzontali che celebrano la gratuità e la corresponsabilità. Dare un nuovo significato alle istituzioni che invecchiano alla luce dei valori evangelici, offrire la propria vita per gli ultimi ed essere artigiani della cura. Con parole e azioni, questo itinerario aspira a manifestare un continente che, in Cristo, trova la forza di rinascere, di camminare in sinodo e di servire il Regno con audacia. © riproduzione riservata

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