L'isola dei dinosauri esiste davvero
sabato 7 dicembre 2013
Il tempo in cui uomini e dèi abitavano pacificamente insieme la Terra è alle spalle. La sete di conquista e conoscenza dei primi ha scatenato l’ira degli Immortali, inferociti con chi ha sottratto loro il Fuoco. Guerre disastrose come un
violento uragano hanno distrutto ogni cosa. Di quel mondo, in un futuro lontano
– Terzo anno dopo la Carestia - è rimasto solo il territorio di Kaerlud, arido
come un deserto: qui tra i pochi sopravvissuti alla distruzione vive Hope,
tredicenne inquieta e anticonformista dai capelli rossi spesso raccolti dentro
il cappuccio di una felpa verde. Abbandonata neonata in una grotta accanto a
due piccole pietre depositate vicino alle piccole mani, Hope – un nome che non
a caso significa speranza - non è un’orfana qualunque. Adottata da sconosciuti,
ignara del proprio passato e della propria identità, Hope scopre presto di possedere nelle proprie mani un dono divino, il fuoco. Proprio quel dono che la stirpe di Prometeo ha rubato agli dèi e che questi sono decisi a riprendersi. Ovvio che
Hope sia la predestinata a una missione salvifica, a un viaggio avventuroso e a
una guerra rovinosa contro nuovi e antichi dèi, esperienze attraverso cui la
giovane e coraggiosa eroina, con un piccolo gruppo di amici veri, realizzerà
l’impresa. E scoprendo la propria identità compirà il proprio destino. Rivolto
a chi adora la fantascienza e non teme di sciropparsi 532 pagine, “Hope.
L’ultimo segreto del fuoco” (Salani; 14,90) è una saga epica, l’avventura di
un’umanità che nel coraggio di sperare ritrova il senso vero della vita
individuale e collettiva. E si salva. Dai 14 anni



Sembrava un mondo irrimediabilmente perduto invece l’isola dei dinosauri esiste davvero. È il 1 aprile 1907 e l'isola di Yannapalu, nel profondo della foresta amazzonica è qualcosa di mai visto da occhi occidentali: natura selvaggia, alte scogliere battute dai venti, foresta pluviale, vulcani inattivi, vegetazione lussureggiante, pochi nativi ma socievoli, che vivono in palafitte. E nell’interno una pianura acquitrinosa oasi nientemeno che di svariate specie di dinosauri. A far da guida in quest’isola sperduta al colonnello Fawcett è Mike, un giovane indigeno della tribù di Xingu. Allosauri, stegosauri, triceratopi, iguanodonti, animali sconosciuti simili agli struzzi che convivono accanto a una fauna moderna si
presentano agli sguardi increduli ma estasiati degli esploratori. Come un grande taccuino di viaggio in stile pop up, con tanto di alette da sollevare, documenti d’epoca, appunti, piccoli reperti, fotografie e illustrazioni, “Dinosaurologia”
(Rizzoli; 27 euro) racconta in modo avvincente i segreti di un mondo perduto e
offre un catalogo, anzi un vero e proprio dizionario enciclopedico con mille
informazioni e curiosità sui giganti della preistoria, di cui ancora non sono
chiare le ragioni dell’estinzione. Una lettura per appassionati del genere.
Dai 12 anni.


Sono in molti a pensare che Standish Treadwell non sia un’aquila, anzi addirittura che sia un po’ scemo, un disadattato. Solo Miss Connoly, una vecchia insegnante
aveva capito che Standish, con i suoi quindici anni è solo un ragazzo fuori
standard, un originale. E poi c’è Hector, l’amico del cuore, quasi un fratello,
compagno di giochi, di pallone e di fantasia. Con lui Standish appena può vola
sul fantastico Pianeta Platone, uno dei più bei sogni a occhi aperti da fare, unica possibilità di evadere dalla vita reale. Da quella specie di ghetto che è la Zona Sette di Madrepatria, una nazione mostruosa e crudele, un regime oppressivo e
violento fondato sul controllo e la delazione, con il culto della razza pura, che
affama, isola e segrega i dissidenti, i diversi e gli imperfetti. E Standish dell’imperfetto ha tutti i crismi: è un orfano di dissidenti, ha un nonno oppositore del regine, è dislessico e disgrafico, ha un occhio diverso dall’altro… ma proprio lui sente che a quella realtà non ci si può rassegnare. Tanto più quando con Hector scopre il segreto di una trionfalistica conquista della Luna che dovrebbe dar lustro al regime. Per l’incallito sognatore sarà l’inizio di una rivolta personale coraggiosa e creativa. “Il Pianeta di Standish” (Feltrinelli, 13 euro) è un libro allo stesso tempo dolce e duro come un mattone sullo stomaco. Sally Gardner – pluripremiata autrice inglese – dislessica come il suo protagonista racconta che a 14 anni non sapeva ancora leggere e scrivere ma sostiene che “la
dislessia non sia una disabilità ma un dono che favorisce la creatività”. In
compenso oggi ci regala un romanzo con una scrittura immediata, svelta ed
efficace e una storia commovente che è un inno all’amicizia e a quell’eroismo
semplice e ingenuo di chi però ha ben chiaro da che parte stanno il bene e il
male. Dai 14 anni
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